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martedì 12 nov
  • Caru Ciumi Oreto

    “Caru ciumi,/ tu, ca passi città e paisi famusi,/ ti nnaddunasti ca nuddu ti talia/ ca nuddu voli sapiri cu sì?/ Ma uora ci semu nuatri, picciotti sturiusi,/ ca ni stannu ‘nsignannu a to vita,/ runni nasci, unni scurri,/ quali paisi e città passi”.

    Con questi versi dedicati al fiume Oreto e alla speranza della sua rinascita, la scuola media Don L. Milani ha vinto il concorso di poesia “Io sono il fiume Oreto dell’umanità”, per la sezione scuole medie. Gli altri vincitori del premio sono stati: per le scuole superiori il liceo scientifico Ernesto Basile con la poesia “Uomo, ridammi la natura”, e per le scuole elementari i circoli didattici Turrisi Colonna e Borgo Nuovo II rispettivamente con le poesie “Tu ca dasti ciato” e “Ho toccato il fiume con un dito”.

    La cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina presso la facoltà di Architettura di Palermo, alla presenza del preside Nicola Giuliano Leone, di Antonio Presti, di Giovanni Pepi, di Nino Vicari, di Daniela Girgenti e dei poeti Maria Attanasio, Roberto Deidier, Antonella Anedda e Rosaria Lo Russo. L’evento ha rappresentato l’ultima tappa del progetto “Grand Tour della poesia. Una poesia per l’Oreto”, ideato da Antonio Presti e prodotto dall’associazione culturale Fiumara d’Arte, allo scopo di sensibilizzare gli studenti di tutte le età verso le problematiche ambientali e il ruolo civile dell’arte.

    Attraverso gli incontri con ben 40 poeti nazionali, gli studenti di 70 scuole hanno infatti dibattuto sul tema della Bellezza, categoria estetica ed etica, portatrice di civiltà, poesia e armoniosa convivenza con la natura. Al suono dei versi dei poeti, l’Oreto, luogo noto per il suo degrado e stato di abbandono, è diventato così il simbolo del rispetto per l’ambiente e di “una rinnovata coscienza collettiva devota alla Bellezza”. Il progetto tuttavia non si è ancora concluso. Lo scopo ultimo sarà la realizzazione di un museo a cielo aperto lungo il fiume Oreto, destinato a diventare futuro luogo simbolico di rinascita e civiltà.

    Che la Bellezza riesca almeno questa volta a trionfare. Non vedo l’ora di passeggiare lungo le sponde del fiume Oreto, risalendo la sua stretta e lunga valle!

    Palermo
  • 9 commenti a “Caru Ciumi Oreto”

    1. una voca dlla realtà concreta ed attuale del territorio che gravita sull’Oreto.
      Nelle Facoltà di Archittura di palermo si sono attivati imn un progetto comune, più corsi, riuniti sono uno stesso tema diversamente affrontato.
      I laboratori di restauro, hanno scoperto che L’Oreto come struttura insediativa é sì antica ma molto più presente dall’XIX sec. in poi.
      prima in nuce dal XVIII, nel senco che ci creò uno sfruttamento agricolo-produttivo
      di quel territorio, orientato da ordini religiosi, preoccupati della loro sussistenza materiale, e da alcuni proprietari latifondisti che usavano le campagna limitrofe a Palermo come risorsa prodittuva personale e di scambio.

    2. …io ne conosco soltanto il quantitativo d’immondizia che giace sulle sue rive!

    3. le libidinose suore di dogs and sister vi invitano a partecipare al demoliton party, che per grazia ricevuta compirà il miracolo in questi giorni.
      Le ruspe nel centro storico sono una saggia premonizione anche per il fiume oreto.

    4. L’Oreto vedo é un tema scottante. Spesso visto solo nella realtà di oggi e non nell’idea storica che questo fiume aveva per la città.
      Perché la Facoltà di Architettura se ne é interessata? Lo spiego, perché é un territorio dimenticato, come fosse una terra di nessuno. Invece la valle dell’Oreto, e l’Oreto ha un suo senso nella storia della città di Palermo, che ha, ovviamente perduto, nel tempo.
      Il tenativo fatto, é quello di recuperarne un senso ed un ruolo, all’interno della città.

    5. In due anni di laboratorio di restauro sulla valle dell’Oreto abbiamo scoperto tante cose: la sussistenza di ville legate allo sfruttamento del territorio agricolo, ancora persistenti, di bagli, od insediamenti, ancora presenti, degli ordini religiosi.
      Dal XIX sec. in poi, di ville, con annessi mulini o fornaci, in cui una certa borghesia locale, creava insediamenti produttivi (in sintesi se adesso vuoi impiantare una fabbrica lo fai lontano dalla città, che so a Carini; il lontano dalla città una volta era la valle dell’Oreto. E un luogo che ha molte persistenze ancora, e molte, anche, frantumazioni, distruzioni, del tessuto e delle funzioni. Un luogo difficile, all’interno della città, sicuramente. Ma proprio perché difficile, anche interessante da capire meglio.

    6. …non scotta fa puzzza!!!
      Vista la tua grande cultura in merito teresa perchè non fai istanza al ripristino???

    7. Vi è per la Valle dell’Oreto uno studio di fattibilità per l’istituzione di un parco cittadino a cui sono interessati anche i Comuni di Altofonte e Monreale.
      L’Oreto non è solo la foce (quella che fa puzza)ma anche la zone a monte (cozzo Melilli con una ancora quasi incontaminata vegetazione alveoripariale) che vale la pena salvaguardare, ma bisogna intervenire subito in quanto i tentativi di aggressione sono continui (vedi la progettata tangenziale di collegamento tra la A19 e la A29)

    8. Cozzo Meccini se non sbaglio non Melilli (è una stazione)

    9. leggendo il blog di beppe grillo(www.beppegrillo.it) del 5 luglio, “un messeggio in bottiglia”, che parla della situazione dei fiumi italiani, del loro inquinamento e della impossibilità di fruirne liberamente e in modo sicuro e soprattutto salubre, mi è venuto spontaneo pensare al nostro fiume “oreto”.
      mi chiedo: cosa fare per far rivivere l’oreto? per non sentire più quel cattivo odore, quella puzza tremenda passando vicino alla foce?
      perchè non seguiamo il consiglio di Beppe grillo e inviamo al ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio una bottiglia piena dell’acqua dell’oreto?

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