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venerdì 19 apr
  • Palermitanu ra Avusa

    Eri, sei Palermo.
    La Palermo dei palermitani onesti che camminano a schiena dritta, cui hai fatto rinascere la speranza che sembrava morta. La Palermo che non sopporta le sovercherie, che non si piega ai ricatti, alle prevaricazioni, alle scadenze del pizzo, dei pizzi e non danno a quei pezzi di pazzi alcuno spazio.
    Sei morto assieme ad altri innocenti, ma non ti hanno ucciso, ti hanno
    eternato tra quelli che sono i nostri santi laici, no, non eroi, tu non
    volevi essere considerato tale, affrontavi la vita pubblica con lo stesso
    coraggio e le stesse umane paure di uomo normale.
    Ayala racconta che ingannavate bonariamente la scorta per andarvi a fare il panino con le panelle al Capo d’ammucciuni, testimonianza di vita normale, di un amore per la Città e per i suoi cibi di strada che solo un palermitano ha nel sangue.
    E tu eri, sei, un palermitano che ama Palermo.
    Dichiaravi con quella sigaretta sempre accesa e quell’accento nostro che si dimentica difficilmente, che facevi solo il tuo dovere, meglio possibile e che tirarsi indietro sarebbe stato come morire ogni giorno.
    Temevi, e molto, di essere lasciato solo e tanti ti hanno scavato le trincee attorno per lasciarti più solo, trincee che altri hanno scavato ancora e stavolta senza metafore, per piazzare quel materiale infernale che ti ha trascinato all’improvviso in Paradiso, esplosivo posato e reso arma terribile da uomini che la settimana dopo assistevano alle prime Comunioni di figli e nipoti.
    Uomini che leggevano testi sacri e invocavano Padreterno e Santa Rosalia tra la puzza acre degli esplosivi e degli acidi, d’accordo con altri con la cravatta che riuscivano a far sparire agende, borse e bravi a nascondere la verità.Uomini vili che frequentavano e frequentano politici rispettati e potenti, che si confondevano e si confondono tra la gente comune, noi,voi, tutti, come in un acquario immaginario.
    Quella gente comune che ti ha pianto accoratamente e ti ricorda, spesso non solo il giorno dell’anniversario, com’è facile per altri.
    Diciamo che tu sei con noi, sei rimasto con noi e appartieni a ciascuno di noi, come uno di casa che va all’altro mondo.

    «Doppu ‘u fattu ‘i Falconi, ‘un l’avianu ‘a taliari cchiù megghiu?».

    È il commento spontaneo di una madre ottantaduenne, la mia, che ha vissuto tutte le stagioni e percorre la novantesima.
    Paolo, il tuo sacrificio renderà un giorno Palermo del tutto libera da ogni piovra ma noi respiriamo già aria più pulita grazie a te.

    E verità e giustizia stanno per venir fuori, grazie ad uomini e donne che
    non si piegano e vanno avanti per la strada che tu hai tracciato.

    Grazie.

    Ospiti
  • 3 commenti a “Palermitanu ra Avusa”

    1. Scusate..1000 commenti al post su Daverio…nessuno a quello per ricordare Borsellino…un pò come 3000 palermitani o giù di lì al Festino e quasi nessuno alla marcia delle agende rosse…ho sempre più paura che il loro sacrificio sia stato vano, che noi non li abbiamo meritati.

    2. no, il sacrificio non è stato vano, non nego che vedere 4 gatti alle manifestazioni per Borsellino mi fa piangere il cuore, ma è pur vero che piano piano le cose cambiano, la mentalità cambia, sempre meno gente paga il pizzo, si trova il coraggio di denunciare, preferisco ricordare i due giudici ogni giorno. piuttosto che una volta l’anno, noi cittadini onesti abbiamo il compito di dire no ad ogni mafia e di alzare la testa ogni giorno

    3. Sono veramente orgoglioso e condivido pienamente quello che Giovanni ha scritto su Borsellino. Noi tutti abbiamo il dovere morale e civile di cambiare la nostra Palermo, cercando di fare con la massima onesta ed integrità morale il nostro lavoro quotidianamente. A maggior ragione chi fa parte di quella pubblica amministrazione regionale che deve portare avanti le legittime richieste dei propri utenti.

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