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venerdì 26 apr
  • Io quella notte la ricordo bene

    Me la ricordo bene quella notte. C’era nell’aria una strana atmosfera, di quelle che presagiscono catastrofi.
    per strada le macchine, parcheggiate male, lasciate così, nella loro solitudine. La gente camminava a testa bassa, passi veloci, stretta nei cappotti con le spalle curve, contava i propri passi senza sorrisi.
    Donne tenevano strette le borse e trascinavano bambini capricciosi tirandoli a se, stringendo quelle mani, giovani eppure così vecchie. Come le rughe appena accennate sugli occhi.
    il cielo anonimo, macchiato qui e la da qualche nuvola, dalla forma strana, misteriosa, trasportata dal vento va via in un attimo.
    il mare non si muoveva, piatto come una tavola, nero, dello stesso colore del cielo. Sul prato di fronte una coppia, consumava saliva che colava da un preservativo bucato, incurante dei passanti. Pochi per la verità.

    Sulle strade odore di guerra, di barricate, fumo che si librava in aria, cassonetti bruciati. Si agitavano cartelli, cassa integrazione, precariato, una casa decente da occupare arbitrariamente, licenziamenti in tronco e stipendi non pagati.
    Dall’altro lato la polizia, accarezzava delicatamente i manganelli, dentro i caschi degli antisommossa, occhi che piangevano, imploravano e bestemmiavano Dio, di non dover menare le mani o di non farsi troppo male, almeno.
    In un attimo fu il caos, carne su carne, pietre che volavano, la puzza dei fumogeni ammorbava l’aria, le cariche, il sangue. Furono denti rotti e crani spaccati. Come in un’arena si lottava per la vita, con ogni mezzo. I gladiatori del XXI secolo. Di la dal marciapiede un uomo in bicicletta lasciò una scia di sguardi e continuò a pedalare con indifferenza.
    È un groviglio di fili scoperti, elettricità che fende il buio, per trovare un po’ di sole, cibo avvelenato per i randagi, scomodi, aggressivi, selvaggi, invasivi. Che fanno male.
    Governanti corrotti, crisi economiche, telecamere nascoste scrutano ogni movimento, cimici catturano ogni tua parola. Macchine televisive creano falsi miti e persone anoressiche. Potere, nient’altro che potere, oppio e utopia di posto fisso, che dobbiamo ballare e variare il ritmo.
    Poi gente che sceglie come morire pur di non pagare i debiti, i ponti sono gli unici testimoni di questa barbarie, i proiettili piantati nel cranio l’unica prova di verità. Perché serve più coraggio per andare avanti che per soccombere.
    E allora gratta e vinci e centri scommesse, il videopoker. Epoche di centri commerciali che mangiano i piccoli pesci e la gente ci passa dentro giorni interi, fra le pareti tutti uguali e la musica usa e getta, come i sacchetti di plastica. Biodegradabili, dicono.

    Ecomostri, cattedrali di cemento, viva il cemento, che copre tutti gli imbrogli e i cadaveri di chi ha provato a non essere d’accordo. Tutti quei proiettili, quelle stragi. Tutto quel sangue versato in nome degli ideali, delle lotte.
    Di questi anni 0, racconteremo ai nostri figli la nostalgia, di un mondo che poteva essere e non è stato.
    Io quella notte, me la ricordo bene.
    Perché sono io, lo siamo tutti.

    Ospiti
  • 3 commenti a “Io quella notte la ricordo bene”

    1. E insomma… :-/
      Se è una è una prova di scrittura non è che mi faccia impazzire. Mi sembra qualcosa di letto e riletto. E riletto. E riletto. E riletto.

    2. Ciao, apprezzo la critica di qualsiasi tipo com è giusto che sia quando ti esponi. Vedo le cose dal mio punto di vista ma magari è simile a quello di qualche altro. Magari anche di molti. Io mi sono limitato a scriverlo. Grazie per aver commentato in maniera costruttiva. Fra.

    3. Mi piacciono i racconti dalle atmosfere surreali che celano l’attuale realtà…e bisogna saperli scrivere!Io non sono un critico letterario e quindi non mi esporrò con alcun giudizio, posso dirti solo che in alcuni passaggi mi è piaciuto,altri mi sono sembrati un po’ forzati…continua a scrivere! Ciao

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