La signora Giulia, “senzacasa” gentile, a piazza Magione
Un povero fagotto di rifiuti lasciato su un muretto, vivo quel tanto che basta perché riesca a sostenere uno sbrindellato parapioggia ombrello. L’unico “tetto” che da mesi protegge dal sole quel medesimo fagotto umano ed evita al suo umanissimo paio di braccia ulcerate di peggiorare definitivamente. Un fagotto che però respira e parla. E che, provvisoriamente messo là, su un concio di tufo ai margini del prato scomparso di Piazza a Piazza Magione, a chi glielo chieda risponde di chiamarsi Giulia e di avere già passato i 65 anni. Una palermitana che dopo questa terza estate di Kals’Art – rassegna che in Comune hanno detto di voler condurre in economia proprio per devolvere somme maggiori agli indigenti di Palermo che furono cari a quel tribuno dei poveri che fu Salvatore Raia (se ne ricorda ancora qualcuno?) – ora si prepara a quello stesso modo e in quel quartiere ad affrontare anche l’autunno. Sempre, giorno e notte, sulla pietra gialla che si sfarina al margine del prato scomparso della Magione. Dove Giulia stamattina aveva l’aspetto cui ho accennato. Con la sola differenza che presto il suo parasole si trasformerà necessariamente in parapioggia. Continua »
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