Il grande dono a Palermo
Noi del gruppo arte urbana Fermento abbiamo scoperto il Grand don nel febbraio 2005: l’idea è di alcuni ragazzi parigini che, ormai da qualche anno, incoraggiano gli sconosciuti a scambiarsi regali tra loro. Un mercatino in cui non ci sono soldi di mezzo: oggetti di ogni tipo sono in esposizione sul Ponte Marie e chiunque può prenderli liberamente, o lasciare qualcosa di suo. L’unico scopo è far riscoprire alla gente il piacere del dono. La meraviglia per questa trovata, semplice ma efficace e provocatoria, ci ha spinti a esportare il Grande dono da Parigi a Palermo.
Fermento è un gruppo libero di persone convinte che la città vada vissuta come luogo di socializzazione, crescita e consapevolezza. Tentiamo di rivitalizzare i cittadini e gli spazi urbani palermitani con manifestazioni artistiche e culturali nelle vie e nelle piazze, coinvolgendo il maggior numero possibile di persone. Dunque il Grande dono ci è sembrato perfetto per i nostri intenti. Tutto ciò che occorre è uno di quei non-luoghi urbani da cui passano tante persone frettolose, poco attente a ciò che le circonda. E poi alcuni doni da offrire, in modo che ciò che è stato nostro acquisisca un nuovo significato per la persona che lo riceve in regalo. Il valore dell’oggetto si misura dunque soltanto sul piacere di chi lo dona e di chi lo accetta, in assoluto contrasto con le leggi della nostra società per cui tutto deve avere un valore economico quantificabile.
Il primo Grande dono palermitano organizzato da Fermento ha avuto luogo il 13 novembre 2005, al Palchetto della musica di piazza Castelnuovo. Una volta sistemati i primi doni, abbiamo iniziato a contattare le persone nelle vicinanze, esponendo la nostra iniziativa e invitandole a partecipare. Ma il tipico passante palermitano è ormai stufo di ricevere inviti ingannevoli, proposte troppo allettanti per essere vere: la società pubblicitaria ha creato una sorta di timore verso la genuinità. Spesso infatti la gente non si fermava neanche ad ascoltare, bofonchiando un “non m’interessa”. Anche chi riuscivamo a trattenere si mostrava sospettoso. Soltanto dopo lunghe discussioni e domande dubbiose lo stupore aveva la meglio e tutti si mostravano entusiasti dell’iniziativa: molti, dopo aver trovato qualcosa di proprio gradimento frugando tra abiti, libri, dischi, giocattoli e soprammobili donati da altri, hanno deciso liberamente di lasciare qualcosa di proprio. Oppure sono rimasti a discutere con noi o con altri partecipanti, in un clima di festa e allegria.
Soddisfatti per l’ottimo esordio, abbiamo organizzato un secondo Grande dono lo scorso 12 marzo, una domenica pedonale, in via Ruggero Settimo. La vicinanza con i tanti luoghi di sfogo del consumismo costituiva un contrasto tra l’utilitarismo economico e la nostra gratuità disinteressata. L’intento di Fermento è quello di creare, con questa manifestazione, un appuntamento fisso per chi rifiuta le leggi del mercato globale, per chi ancora trova piacere nel ricevere o nel donare qualcosa senza secondi fini. Già al secondo Grande dono infatti molta più gente è arrivata preparata, portando qualche oggetto da casa e già informata sugli scopi dell’iniziativa.
Il prossimo Grande dono sarà organizzato all’interno della mostra “homo urbanus”, curata dallo stesso gruppo arte urbana Fermento, che si terrà nel mese di maggio 2006 presso la Facoltà di Architettura di Palermo.
Chi vuole saperne di più sul Grande dono e sulle altre iniziative di Fermento, può visitare il sito www.gruppofermento.com oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo info@gruppofermento.com.
Avevo sentito parlare di questa iniziativa parigina. Non sapevo della sua esportazione qui a Palermo. L’idea è splendida. E poi, chi di noi non ama ricevere regali. Risveglia la parte più ludica e bambina che con gli anni tende purtroppo a sopirsi.
C’è Fermento in città, ed è un bel fermento.
BRAVI!
L’idea dei ragazzi parigini ha una matrice ideale non trascurabile. Un rabbino di NewYork di cui in questo momento non ricordo il nome e l’insigne economista Geminello Alvi hanno pubblicato dei saggi sul valore economico e sociale del dono, per non parlare delle TAZ che oltre a sollecitare gli istinti anarcoidi di certi hacker ha anche stimolato la riscoperta del dono “di per sé” da parte di piccole comunità americane forse eccentriche e marginali ma non necessariamente emarginate. Il rifiuto delle leggi del mercato globale sembra essere la molla che fa scattare l’iniziativa, ma se l’atto del donare, se la gratuità non è né pro né contro allora può dispiegare nel tempo il suo reale potenziale creativo. Saluti
Kuri us, dici bene! Il rifiuto delle leggi del mercato globale è stato il primo input per far scattare l’iniziativa anche qui a Palermo, ma durante il Grande dono non si scambiano regali contro l’utilitarismo economico, si scambiano regali per l’enorme potenziale sociale che questo gesto può avere: il formarsi di relazioni amicali, il piacere di ricevere, il desiderio e la libertà di contraccambiare, ecc.
Dunque al Grande dono non si dona nè pro nè contro qualcosa, bensì si tenta di creare uno spazio libero in cui il dono non sia istituzionalizzato nè vincolato a parametri esterni che lo possano influenzare.
Giulio sei sempre un grande comunicatore
Complimenti per aver “importato” Le Grand Don! E’ da qualche anno che lo conosco (l’ho conosciuto a Parigi) ed ho pubblicato sul mio sito qualche articolo in italiano. Sul sito c’è anche una sezione sulla GRATUITA’ dove si parla di quell’altra bellissima esperienza americana, del FREE SHOP, un “negozio gratuito”..
[…] interessate potranno intrevenire e portare i propri oggetti da regalare. Dopo essere passata per Palermo, la manifestazione arriva anche a Roma: l’appuntamento è per domenica 27 maggio in Via […]