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martedì 19 mar
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    Palermo 18 marzo: W le vampe di San Giuseppe

    La prima vampa di San Giuseppe che vidi è stato il del 18 marzo del 1974, di sera, dalla veranda della cucina di casa mia, nel quartiere Montegrappa – Santa Rosalia di Palermo. Avevo sette anni ed ero lì con mia nonna Vita. Assieme ci godevamo lo spettacolo, una enorme vampa posizionata alla fine della via Piave, alta come due piani di un palazzo, le cui fiamme ne raddoppiavano l’altezza. Quella stessa sera Lei mi spiegò il funzionamento di un orologio da polso a quadrante, il suo regalo per il mio compleanno fatto qualche giorno primo.

    Penso che ogni luogo e ogni festa ha le sue tradizioni e quella di San Giuseppe nella provincia di Palermo ha le sue e cioè: le mense per i poveri, le vampe, offrire a tutti i visitatori delle mense olive, vino e sfince di San Giuseppe (dole tipico con ricotta e canditi), mangiare pane con finocchio ingranato, pasta con le sarde o con legumi.

    Fino a qualche hanno fa nella città di Palermo si faceva una vampa in ogni borgata o quartiere, i ragazzi raccoglievano tutto ciò che potava bruciare: mobili vecchi, materiale di legno di scarto delle falegnamerie, materiale di potatura. Lo scopo delle congregazioni spontanee giovanili era quello di fare la vampa più maestosa rispetto agli altri quartieri della città, una specie di giochi senza frontiere al fuoco più maestoso. Nei giorni precedenti alla sera del 18 Marzo molti la notte vegliavano la catasta, che veniva costruita tipo capanna indiana in modo da portare riparo ai custodi che la vegliavano la notte. Ciò per non essere depredata dai ragazzi degli altri quartieri. Questo rito era una cosa normale, accettato da tutta la popolazione e dalle istituzioni.

    Io non sono un antropologo, ma non ci vuole molto a capire che accendere un fuoco, una vampa, in questo periodo equivale a un rito propiziatorio per la stagione primaverile, un rito legato alla luce. Il fatto di accendere fuochi in Sicilia viene fatto anche in altri giorni e periodi dell’anno. Ad esempio nella provincia di Messina la sera del 24 Dicembre per le strade del paese di Barcellona P. G., il paese di mio padre, si accendono dei fuochi lungo le strade del paese per festeggiare la processione del Bambinello appena nato. Oppure nella città di Termini Imerese, la fine del Carnevale, fine febbraio, viene fatta coincidere con il rogo di due pupazzi chiamati “’u Nanno e ‘a Nanna” per il martedì grasso. Ma non ho mai visto intervenire dei Vigili del fuoco per questi eventi.

    Penso che i disordini che sono successi domenica a Palermo non siano dovuti solo a quattro ragazzini “delinquenti” che hanno preso a sassate i Vigili del fuoco e i rispettivi mezzi nell’azione di spegnere le vampe, ma dall’incapacità di chi amministra una città, con le sue tradizioni, di non sapere leggere i desideri di una parte della popolazione della città con i loro credo. Infatti, ogni hanno quattro ragazzini “delinquenti” di ogni quartiere popolare, amante delle tradizioni, costruiscono cataste di legna per realizzare le vampe per perpetuare il rito del Santo. Ogni anno però, da una decina di anni a questa parte, i pompieri di Palermo la sera del 18 marzo sono costretti a fare gli straordinari per spegnere i fuochi sacri, scontrandosi con i ragazzi. Inoltre quest’anno ci sono stati anche numerosi interventi preventivi delle Rap per la rimozione delle cataste abusive di legna e il livello degli scontri sicuramente è andato oltre ogni limite tollerabile.

    Per superare la conflittualità tra i detentori della tradizione delle vampe di San Giuseppe e le forze delle istituzioni, la città di Palermo potrebbe indire i primi di marzo un concorso per la vampa più alta o che duri di più, con giuria presieduta dal sindaco, realizzando le vampe in appositi spazi attrezzati per non danneggiare cose o persone, da accendere la sera del 18 Marzo. Così il 19 Marzo si potrebbe fare una premiazione per i “Vampisti di San Giuseppe” più bravi, quelli che hanno saputo costruire con dovizia la vampa più bella e luminosa. Il premio naturalmente potrebbe essere il “Cerino d’oro della città di Palermo”, tipo tassello del mosaico della città di Palermo.

    Quasi sicuramente questa mi proposta cadrà nel vuoto, forse a qualcuno verrà il mal di pancia per questo mio pensiero, ma ho sentito la necessità di perorare la causa di quattro ragazzi delinquenti difensori della tradizione, di far sentire una voce fuori dal coro a chi si indigna per quattro fuochi propiziatori della primavera, il cui ricordo sicuramente si perde nella notte dei tempi.

    Palermo
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