Cammarata, Caracciolo e la pipì del gatto
Che occasione perduta, quest’anno, il Festino di Santa Rosalia. È mancato poco così che non si facesse, e invece alla fine è venuta fuori un’edizione stortignaccola, che però ha garantito la continuità della tradizione.
Mannaggia.
Quel che non era riuscito al quasi illuminista viceré Caracciolo nel bene, è riuscito al sindaco Cammarata, nel male.
In altri tempi sarebbe avvenuta una rivolta popolare, già di fronte all’ipotesi di un Festino in tono minore. Ma, considerata la narcosi di questi anni, la vera svolta poteva essere rappresentata solo da un annullamento totale.
Il salto del Festino sarebbe stato un evento da tramandare ai posteri, l’unico trauma che poteva generare la presa di coscienza da parte della cittadinanza palermitana.
L’elettorato in questa città è un gatto che continua a fare la pipì dove non dovrebbe.
L’unica è strofinargli il muso sulla sua stessa pipì.
AGGIORNAMENTO:
Un’amica gattara cerca di correggere alcune mie errate convinzioni sulle abitudini dei felini domestici. A quanto pare i gatti fanno la pipì in salotto solo in due casi.
Primo: se in quel punto sentono già un cattivo odore, e allora seguono l’istinto di coprirlo col proprio, aggiungendo il peggio al pessimo.
Secondo: per dispetto. Se si sentono trascurati, o se trovano sporca la loro lettiera.
Il che aggiunge metafora a metafora.
Se i palermitani continuano a votare nella pessima maniera in cui hanno votato finora, bisogna capire a quale delle due casistiche va ricondotto il loro comportamento.
Primo: siccome hanno eletto un pessimo sindaco, la prossima volta ne eleggeranno uno ancora peggiore.
Secondo: siccome la loro città è sporca e trascurata loro si impegnano a sporcarla e degradarla ancora di più.
(in collaborazione con www.robertoalajmo.it)
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