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Biografia: Palermitana da mezzo secolo, ovvero dalla nascita. Amo questa città nel bene e nel male. Sono laureata in psicologia ma per una serie di bizzarre circostanze lavoro come insegnante nei corsi di formazione professionale...ma no a Palermo...nonsi nientedimeno a Favara (AG) e quindi mi faccio 2+2 ore di viaggio e 4 di lezione, e poi dicono che i terroni non vogliono lavorare.

Rita Parisi
  • Il pass residenti? Meglio un santino della Santuzza

    Abitiamo in via Alloro. Abbiamo comprato casa qui, lasciando una zona residenziale della città nuova, perché ci piaceva il centro storico, perché riuscivamo a vedere oltre il degrado la storicità di queste strade e la bellezza indiscutibile di palazzi, vicoli, stradine, ci piaceva la gente con le dovute eccezioni e ci piaceva vedere pezzi di storia emergere dall’oblio e dall’incuria. Ci abitiamo fin dai tempi che i genitori dei compagni di scuola dei nostri figli storcevano il naso quando il gruppo di studio doveva riunirsi a casa nostra perché in via Alloro non ci abitavano le persone “per bene”. Ci abitiamo dai tempi che villa Garibaldi era una enorme discarica e piazza Magione lo stesso. Siamo stati felici di vedere il centro storico rinascere a poco a poco, palazzi ritornare all’antico splendore, gioielli inestimabili riappropriarsi della loro bellezza. Adesso dire che abitiamo in via Alloro pare susciti commenti entusiastici e i “beati voi” si sprecano. Eppure…eppure…dopo aver vissuto il peggio di queste strade, dopo aver vissuto il disagio dei cento cantieri all’opera per il risanamento, quando pensavamo che il peggio fosse oramai alle spalle ci siamo dovuti ricredere con l’avvento delle isole pedonali e i divieti di parcheggio. Continua »

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  • Orinatoio Sant’Anna

    Orinatoio Sant'Anna(immagine tratta da Google maps)

    Il complesso di Sant’Anna alla Misericordia lodevolmente ristrutturato, sede della galleria di Arte Moderna, tantissimi turisti in visita …peccato che proprio di fronte l’ingresso (o meglio i vari ingressi) si sia installato a “furor di popolo notturno” un grande orinatoio all’aperto! Tutta la popolazione che in notturna invade le prospicienti piazza S. Anna, via Lattarini…ecc…per frequentare i più o meno improvvisati locali e “punti di ristoro” costituiti da camion allestiti a panineria quando sentono impellente il bisogno di vuotare le vesciche cosa fanno??? Vanno a farlo sul marciapiede che fronteggia il complesso di Sant’Anna, rendendo questo tratto di strada orribile a percorrersi al mattino per la lordura e la puzza indicibile che persiste fino a sera, quando verrà rinvigorita dall’ennesimo apporto. Continua »

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  • ‘u Papasgubbu

    Santino, a dispetto del suo nome, di cose di chiesa ne capiva poco. In verità capiva poco di un sacco di cose. Aveva un alloggio, una famiglia affollata e con una grande confusione rispetto ai gradi di parentela, aveva circa trent’anni ed erano più le volte che rideva che quelle che era siddiatu.
    Quando Tanino lo chiamò e gli disse «’U sai ca vieni ‘u Papa?» lui rispose che lo sapeva, quando Tanino gli disse con l’occhio complice che visto che veniva il Papa c’èra possibilità ri sgubbu…allora Santino prestò attenzione. Chi buo’ riri? chiese, e Tanino preciso preciso gli riferì che ‘u zu’ Gnaziu aveva organizzato tutto: si compravano da lui (che era l’organizzatore) le bottigliette d’acqua a 1 euro e si rivendevano al Foritalico a 2 euro…pulitu pulitu si raddoppiava l’investimento. Santino capiva poco di tante cose però trent’anni di allenamento nell’arte di sopravvivere lo portarono a formulare una bella domanda: e si io l’acqua m’a va’ ‘ccattu o’ riscauntu? ‘un ci guaragnu chiossai?? Nonzi, ci rispose Tanino…l’acqua chi si può vinniri è solo quella comprata na ‘u Zu’ Gnaziu. Santino questa cosa la capì subito e decise che doveva cercare di sgubbari qualche soldo pure lui. Continua »

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  • Alberi di piazza Croci

    Alberi di piazza Croci

    Alberi di piazza Croci
    (immagini tratte da Google maps)

    È vero, a Palermo il verde non ci manca. Però ci sono degli luoghi che hanno una connotazione particolare proprio perché delle piante li caratterizzano. Gli alberi sono molto bravi in questo, creano ombra, configurano un paesaggio, evocano ricordi e rimandano odori e suoni perché accolgono, appunto, rumorosi inquilini. Ecco perché quando una pianta che ricordiamo da sempre, quando la pianta ci dice con il suo tronco contorto e nodoso che è li da tantissimo tempo il vederla ridotta ad un moncone miserabile è naturale che ci dia dispiacere.
    Questo sta accadendo agli alberi che facevano ombra al marciapiede di piazza Francesco Crispi vicino via delle Croci, lo stesso marciapiede che ospitava il venditore di fichidindia al quale abbiamo dovuto rinunciare già da tempo. Giovedì mattina il primo della fila era stato giustiziato…non so se la mattina dopo sarà sparito anche l’altro…e così via; la cosa che vorrei principalmente sapere è: perché li stanno tagliando? Malati non erano…anche se non mi intendo di botanica posso dire che apparivano belli e rigogliosi. Allora perché?

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  • Mini glossario della cucina palermitana

    Anche la cucina palermitana, come in qualsiasi altro ambito, dispone di una serie di termini ad uso esclusivo di chi nel capoluogo siciliano è nato.
    Se dovessimo dettare la ricetta per la pasta con le sarde ad un’amica di Milano utilizzando i nostri termini l’effetto sarebbe il seguente: Allura… Pigghi ‘i finucchieddi e l’arrimunni, poi c’i cali e ‘i fai cuociri…poi ci runi ‘na capuliata e ‘i metti ‘i latu. Fai ‘ngranciari ‘a cipudda e ci metti a iddi…etc…etc… A questo punto l’amica di Milano ha già deciso che non è cosa…e allora ecco una breve elencazione dei termini che mi sono venuti in mente, se ne avete altri proponeteli!

    ‘ngranciari: genericamente rosolare a fiamma vivace al fine di ottenere una coloritura dei cibi e la formazione di una crosticina se trattasi di carni [«Pigghi ‘a cipudda e ‘a fa’ ‘ngranciari»].

    ‘ncastagnari: cottura che prevede una coloritura quasi bruciacchiata del cibo e una consistenza simile alla tostatura [«’a pasta fritta mi vinni bella ‘ncastagnata»]. Continua »

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  • ‘A carta ra muorti

    Compravamo la frutta e la verdura da Michele. Lo sapevamo che ha prezzi da gioielliere, carissimo…però ha merce di prima scelta. La putia lascia molto a desiderare, il servizio è lento però io e mio marito ci fermavamo sempre lì, uno perché era vicino casa nostra e due perché il filosofeggiare di Michele ci divertiva e il prezzo esagerato lo mettevamo nel conto “svago e divertimento”. Ne aveva per tutti, politica, economia, morale…con azzardate ipotesi e teorie complesse che alla fine ti rintronava e quasi gli credevi. Non erano cose di tutti i giorni attipo “che caldo…tempo di terremoto!” no, lui ha argomentazioni molto più originali secondo le quali, ad esempio, il caldo era frutto della agitazione delle persone che andavano troppo di corsa e che le donne non cucinano più e per questo lui vende le fave sbucciate e le verdure pulite, eve’? E che fai? Non gli dici avaraggiuni?
    Un giorno però Michele, ce ne siamo accorti subito, aveva un aspetto triste, sbattuto, opaco…e cosa assurda: non parlava! Alle nostre domande rispondeva con monosillabi deboli, sconfortati…ma si capiva che voleva sfogare. Infatti cominciò a raccontare di come la sua vita fosse alla fine, di come stu focu granni lo aveva colpito, così all’improvviso e a tradimento. Continua »

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  • I cinesi

    I cinesi, se vogliamo dare credito a quanto si dice in giro, hanno le seguenti caratteristiche: ci hanno invaso, rovinano il mercato e l’economia, puzzano, non muoiono e se lo fanno usano i cadaveri per preparare gli involtini primavera, mangiano solo cibi fritti-fritti, mangiano tutti allo stesso momento da misteriose vaschette, nei loro negozi hanno traffici strani, rapiscono le ragazze che vengono salvate all’ultimo minuto mentre stanno per subire espianti di organo, vendono solo merce cancerogena e sono cancerogeni essi stessi, sono sgarbati, sono mafiosi, non vogliono integrarsi, ci odiano…e qui mi fermo anche se qualche altra cosa ci sarebbe.

    È ovvio che tutto quello che si dice in giro dei cinesi è per la maggior parte falso, sono stereotipi che ci piace ripetere ma che quando siamo soli con il nostro intelletto riconosciamo come cazzate. Analizziamo le varie voci. Continua »

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  • Buonu sarbatu e malu circatu

    Noi, qui a Palermo, non abbiamo l’Ikea e questo ci rende privi di una importantissima categoria di oggetti utilissimi per mettere ordine tra gli oggetti di casa.
    Cercando bene nei negozi di articoli casalinghi in verità è possibile trovare le scatole di carton-plastica, le scarpiere in simil-cerata et similia, ma…che è la stessa cosa dell’Ikea??? Comprare un porta calzini in un posto che non è l’Ikea non ci convince, non lo vediamo neppure. Esci per fare acquisti e se ti chiedono: Desidera? Che dici? – Un porta calzini? – Sia mai!
    Se invece sei all’Ikea è normale, quasi fisiologico comprare il portacravatte, il portacalzino, lo svuotatasche… Qui in una botta di “ci vuole ordine a casa” compriamo direttamente un servo muto. Così si chiama la sagoma che si mette in camera da letto e dove si appizza la giacca e si mettono i pantaloni, me lo disse un commesso perchè io chiedevo un “indossatore da camera” e mi guardavano male…
    Se ne deduce che a noi Palermitani ci spetta un pochino di giustificazione se non troviamo le cose di normale utilizzo nelle nostre case. Personalmente, ci sono alcune categorie di “introvabili” che mi fanno dannare la vita. Continua »

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  • ‘a za Tina e ‘u zu Pasquali 2

    Erano ancora i tempi della schedina giocata nella speranza di azzeccare il tredici, e quando si scopriva di avere infilato i tredici risultati nella giusta sequenza iniziava l’agonia dell’attesa. Infatti, solo il martedì successivo sarebbero arrivate le notizie riguardanti le vincite. Se la vincita era “popolare”, ovvero i giocatori che avevano indovinato i tredici risultati erano stati in tanti, si vincevano poche lire, se uno o due risultati pazzi avevano reso difficile l’indovinare il pronostico…allora sì! C’era la vincita grossa che uno cambiava di stato! Ed è in questo clima che Nardo, Vicenzu e altri compagnoni si ritrovarono complici del tabacchino Arturo, amico loro, nella repentina decisione di tirare uno scherzaccio al povero zu Pasquali.
    Domenica pomeriggio, tabaccheria di piazza Croci, riuniti a chiacchiera e “tabacchieri ‘i lignu” Nardo, Vicenzu, Mariu ‘u lattunieri, Gnazzinu ‘u motociclettaru…assistono all’ingresso r’u zu Pasquali che si dirige verso il titolare della tabaccheria: come ogni domenica gli chiederà di avere controllata la schedina. Continua »

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  • Perso per perso

    Ecco, è fatta…l’abbiamo comprato. Quello vecchio ancora funzionava ma questo è più funzionale, più moderno, più tutto. Di cosa parlo? Della qualunque! Intendo con ciò qualsiasi oggetto del quale abbiamo subito il fascino del nuovo pur avendo il corrispettivo ancora utilizzabile in casa, sia esso il pc, il frigo, il divano o, appunto, la qualunque.
    Dopo l’acquisto inizia subito il calvario di “sistemare” il pezzo vecchio e le procedure si snodano sempre medesime. A primo tappo si fa un giro di indagine tra i parenti intimi nella speranza di ottenere quantomeno gratitudine con l’offerta del pezzo agratis. Sono bei giorni, ancora lui e lei quasi litigano per decidere quale latata della parentela deve essere agevolata con la regalia. Passato qualche giorno il sogno crolla al suono di: Ma chi?? E unni mi l’aiu ‘a miettiri? Naaaaaa, l’ho comprato nuovo nuovo la settimana passata.
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  • Il motore

    A Palermo ci sono, come nelle altre città immagino, sempre più moto. Il clima, che ci permette di utilizzarle quasi tutto l’anno dovrebbe farci apprezzare ancor di più lo spartano mezzo di locomozione. Ma…il palermitano con lo spartano non ci convive molto bene, il palermitano ama le comodità anche se poi addirittura chiama la moto “motore” accentuando, apparentemente, il carattere rude ed essenziale del mezzo. Vieni a prendermi con il motore? chiedo a mio marito al telefono e subito le colleghe non palermitane fanno gli occhi a punto interrogativo e si chiedono che tipo di automobile possiedo se può andarsene in giro anche senza motore.
    In realtà, complici le case produttrici di automezzi a due ruote, il palermitano compra un motore (scooter, motocicletta etc…) e dopo qualche giorno inizia “l’accessoriata”: bauletto simile ad un carrello tenda, parabrezza con piccola tettoia e se la stagione è fredda, una sorta di coperta impermiabile e pesantissima che copre dal collo in giù e che pare una di quelle infami saunette gonfiabii che vendevono per corrispondenza, vi ricordate?
    Sono tutti accessori definibili come utility che nulla hanno a che fare con la categoria ciarpamity o cazzegioty per i quali c’è una storia a parte. Malgrado questo però il palermitano non è contento, sta scomodo…lui e la sua signora.
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  • ‘a za Tina e ‘u zu Pasquali

    C’erano una volta una coppia di coniugi anziani, molto anziani. Vivevano in un locale a piano terra in una via che oggi ospita negozi e banche e che ai tempi ospitava principalmente officine di meccanici e una meravigliosa villa in stile liberty scomparsa in una notte. Il “locale-casa” loro lo chiudevano con una saracinesca e si chiamavano ‘u zu Pasquali e ‘a za Tina. Avevano le loro abitudini e il loro stile di vita. Intanto, dei due, ‘a za Tina era quella che vedeva il mondo con occhio più esperto mentri ‘u zu Pasquali era più babbasuni. La mattina aprivano la loro saracinesca e spesso aspettavano aiuto da fuori che i vicini meccanici prontamente fornivano. I vicini di officina a volte sollecitati da ‘a za Tina dovevano chiamare una ambulanza per ‘u zu Pasquali, ma no perché stava male…no, il fatto era che ‘o zu Pasquali ci piaceva assai assai farsi un giretto con la sirena e quindi si faceva sta telefonata, se quelli delle ambulanze erano in un momento di calma venivano, caricavano ‘u zu Pasquali e se lo carruzziavano in giro con la sirena e poi lo depositavano a casa dove ‘a za Tina lo aspettava con tutta la calma del mondo. Continua »

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  • Sono a dieta

    (Ogni riferimento a fatti e personaggi reali è puramente casuale).

    Sono a dieta, sono a dieta da circa dieci anni e in questo arco di tempo avrò perso una trentina di chili e ripresi almeno quaranta (considerato che ho un bilancio attivo di dieci chili). Quella delle diete è una triste realtà che accompagna quasi tutta la vita di quasi tutte le donne. La tristezza che mi assale solo a sentire pronunciare la parola “bilancia” o “calorie” è inaudita e trovo ingiusto che abbiano inserito “per legge” queste informazioni sulle confezioni delle prelibatezze che prima potevano essere ingozzate nell’ignoranza che si stava mangiando l’equivalente di un pasto completo compresso in una merendina. Continua »

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  • “Che armalo è?”

    Armalo

    La domenica mattina lungo il perimetro di Villa Garibaldi a piazza Marina è tradizione consolidata l’allestimento di un mercato che annovera tra le merci in vendita una varietà molto affascinante.
    L’intera casa della buonanima della nonna mischina sciorinata su tappetini a 1 € al pezzo, foto di famiglia, bomboniere di tutte le felici occasioni, borsette c’a sarba c’a truova, persino le pomatine per i calli…tutto messo in esposizione e in vendita. Io ho detto alle mie figlie che appena muoio voglio e pretendo che tutto quello che lascio a casa deve essere bruciato e che se vedo, da fantasma, un sola bomboniera mia su un tappetino torno a grattarci i piedi la notte.
    Comunque nonne a parte è bello passeggiare attraverso le bancarelle, comprare qualche libro e fare qualche buon affare. Io il mio affarone l’ho fatto, mi sono portata a casa un autentico gioiellino, una macchinetta elettrica che pare quella che fa il caffè e invece fa una assolutamente f a v o l o s a acqua ‘i purpu! Ma proprio perfetta! Se provi a farla con la caffettiera Moka a volte ti viene buona e a volte no perché sa troppo di caffè, con questa che ho comprato io per 10 € ti fai una bella tazzona di acqua ‘i purpu tutte le volte che vuoi e non sbagli mai.
    Quasi sempre tutto quello che vedi ha un nome e sai che cosa è, specialmente se hai superato gli ‘anta, però in tutta onesta che armalo è quello della foto io non lo so… Mi piacerebbe che qualcuno vedendolo lo riconoscesse e ne scrivesse il nome. Ho pure pensato…e se la mitica chimera fu catturata a Palermo e la fecero ‘mbarsamare??

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  • Il giardino dell’Alloro

    Il giardino dell'Alloro

    Il giardino dell’Alloro è in via Alloro, vicino un B&B che si chiama Giardino dell’Alloro, un panificio che si chiama Dell’Alloro e proprio di fronte c’è la sede dell’associazione Giardino dell’Alloro ma non è vicinissimo a vicolo della Neve all’Alloro. E allora? Direte voi…allora dico io (e non solo io) a quanto pare il Giardino dell’Alloro è destinato a cambiare nome e qualche mattina fa una popolazione di 12 esperti (vedi foto esplicativa) ha attaccato una targa con il nuovo nome vicino al cancello della villa e stamattina ci sarà l’inaugurazione. Ora dico io (e non solo io) perché cambiare il nome ad un giardino che ne ha già uno pieno di significato? Il giardino dell’Alloro è il simbolo della rinascita di una delle più antiche strade di Palermo, nasce sulle macerie di un palazzo dove alcuni avrebbero tirato su un bel condominio di 10 piani, ha il suo alberello di alloro strategicamente piantato al confine tra il giardino e la strada come a stabilire una continuità data proprio dall’Alloro. Si chiamerà Il Giardino dei Giusti. Ma invece di prendere un Giardino che è INDISCUTIBILMENTE dell’Alloro e dedicarlo alla comunità ebraica non sarebbe stato meglio risanare una area verde abbandonata e allestire un Giardino dei Giusti con un suo “certificato di nascita”?

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