San Valentino si avvicina, siamo in prossimità della stagione dei cuoricini, dei bacetti, dei fiori, dei peluches; anche il più cinico e disincantato tra noi dovrà ammettere che è bello essere innamorati, sentire le farfalle nello stomaco, avere quel sorriso da semi – ebete stampato in faccia ed essere felici di iniziare una nuova giornata anche se fuori diluvia, il carro attrezzi ti ha portato via la macchina, il cane ha fatto pipì sul parquet, lo scaldabagno si è rotto e tu, beatamente innamorato, continui a sorridere e a fischiettare. Che cosa sono le piccole difficoltà quotidiane di fronte all’idea dell’amato che ti scalda il cuore? È uno stato di grazia che, si spera, almeno una volta nella vita, abbiamo provato tutti…ed è proprio questo stato di grazia che ci trasforma e ci fa diventare dolci,teneri, arrendevoli e, presi dall’adrenalina dei primi tempi, iniziamo a rinominare colui o colei che ci ha rapito il cuore con deliziosi appellativi.
È a questo punto della relazione amorosa che si scatena tutta la nostra fantasia, si trae spunto da qualunque ambito, perché l’amore permea ogni momento della nostra esistenza.
Molto diffusi sono gli appellativi non – sense, ma tanto teneri: pucci – pucci, batuffolino, trottolino amoroso du du du da da da.
Quelli gastronomici: zuccherino, pasticcino, babà, patatina, pisellino, carotina.
Quelli tratti dal mondo animale: lupacchiotto, orsetto, castoro, gattina, topina, passerotto (di baglioniana memoria), micio, bassotto, coniglietta.
Quelli astronomici: stella, stellina, sole, luna.
Quelli nobiliari: principe, principessa, regina. Continua »
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