Certe volte ci penso e penso che poteva andarmi peggio…mi chiamo Maria, ma avrei dovuto chiamarmi Maria Catena, come mia nonna, che poi rispose al nome di Maricatina tutta la vita, anzi per la precisione, era Donna Maricatina. Poi, per mia fortuna, mia madre ebbe uno sprazzo di modernità e insistette affinché mi chiamassi solo Maria. Di lusso mi andò. Ho rischiato di essere chiamata con qualche diminutivo tipo Lello o Gerry o Rino da Calogero, Fony da Filippo (ma non è meglio Filippo?) Nerina da Venera, Melo/a da Carmelo/a, Sino da Accursio…quale avrebbe potuto essere per Catena? Tena, forse, come i pannolini per signore avanti negli anni.
Ma erano altri tempi allora. Era quasi legge: i primi due figli dovevano portare i nomi dei nonni paterni. Qualunque fossero. Oggi non usa più. Anzi. Da una quindicina d’anni è invalso l’uso dei cosiddetti NOMI A CAPRICCIO. Cosiddetti da una mia vecchia vicina di casa che non si dava pace. Lei si chiamava Rosa, ma la sua nipotina si chiamò Noemi. Passò il resto dei suoi giorni a chiamarla Curò e si lamentava “Ora, dico io, Rosa chi è nome lariu? No, megghiu ddu nuomi a capriccio”. Da cui la definizione. Continua »
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