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venerdì 11 ott
  • Il fine linguista

    Il linguaggio con l’uso evolve e si arricchisce di nuovi termini più pertinenti per indicare oggetti, azioni e situazioni differenti; un esempio è l’ormai consolidata introduzione di termini tecnologici nel nostro idioma.

    Ma il quotidiano uso del linguaggio, insieme ad ampliare il corredo di vocaboli da utilizzare nei dialoghi e negli scritti, si depura delle preposizioni troppo articolate e dispersive per rendere il parlato più sintetico, incisivo ed immediato.

    Alcuni giorni fa, dietro il teatro Massimo, stavo per salire nella mia auto regolarmente parcheggiata, quando una vettura che sopraggiungeva, ha rallentato, ha messo la freccia, ha accostato ed infine si è fermata in doppia fila; il conducente ha abbassato il finestrino e indicando con un dito la mia auto ha ingiunto: “Oooh … Oooh” (almeno è questo il suono gutturale che ho percepito).

    Credo che il conducente, con quella espressione così sintetica, voleva compiutamente dirmi:

    “Buongiorno gentile signore, mi scusi se la importuno senza preventivamente essermi presentato, visto che tra l’altro neanche ci conosciamo, ma non ho potuto fare a meno di notare che lei si stava avvicinando a questa auto regolarmente parcheggiata con delle chiavi in mano e mi domandavo se, gentilmente, mi può dire se è sua intenzione lasciare libero questo parcheggio nei prossimi minuti, tanto da permettermi di parcheggiare la mia auto regolarmente. Comunque colgo l’occasione per ringraziarla per la sua cortese attenzione.”

    Insomma, lungi da me dal richiamare in soccorso l’Accademia della Crusca, che dal 1600 si occupa dello studio della lingua italiana, ma “Oooh…Oooh” con tutta la buona volontà di comprensione non credo voglia significare un gran che!

    In ogni caso, pignolerie a parte, mi sarei accontentato anche di un “Se ne va?”….e non ci formaliziamo sulla buona abitudine si salutare prima di inizare a parlare con un estraneo e di ringraziarlo alla fine per averci ascoltato. Troppo elaborato e sopratutto troppo educato.

    Comunque, ho annuito con un segno del capo e prima di entrare in macchina ho distintamento udito il “fine linguista” esordire con una colorita battuta di due parole che, rivolgendosi alla signora seduta al suo fianco, prendeva in esame insieme l’organo genitale maschile ed il fondoschiena per sottolineare con enfasi la fortuna di aver trovato un parcheggio regolare in quell’orario.

    Ora, mi rendo conto di essere anacronistico, ma comincio a credere che fra cento anni le persone per parlare fra di loro di sentimenti o di emozioni, grugniranno grattandosi il deretano.

    Ospiti
  • 4 commenti a “Il fine linguista”

    1. eheheheheheh

    2. ….. sei stato molto perspicace….!!!! Complimenti a te! 😀

    3. Sono cose che capitano specialmente nelle grandi città del centro-sud come Palermo o Roma, Napoli Bari e via scorrendo.
      Comunque penso proprio che fra qualche centinaio d’anni,che dico anche prima, avremo il dono di elaborare mentalmente i grugniti di alcune persone.

    4. Argh argh,
      yuk,
      ehehehe

      😀

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