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sabato 20 apr

Archivio per la categoria 'I racconti di tre righe'

  • Moonlight Serenade

    Il ballabile girava sul piatto. Moonlight Serenade faceva sentire i suoi tromboni languidi mentre loro si stringevano nella danza con gli occhi chiusi e si muovevano nella stanza come un’ape silenziosa, senza un tracciato logico. Andavano senza guardare. Fin quando la musica finì e loro continuarono a ballare. Rimasero soli. Qualcuno spense la luce. Ma non dentro di loro.

    Moonlight Serenade (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Il gioco delle biglie

    Scavò con cura un fosso dove nascondere le sue biglie di vetro colorate. Temeva che qualcuno, figlio dell’ignoranza dei tempi, le scambiasse per gioielli e gliele sottraesse. Per lui erano molto di più perché ognuna conteneva uno dei suoi tanti preziosi perché. Quando, tempo dopo, tornò, trovò piante rigogliose piene di risposte. Aveva saputo aspettare.

    Il gioco delle biglie (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Musica

    Aveva vissuto nella pace degli angeli mentre i demoni lavoravano pazienti. Poi erano arrivati in fila a cantare la sua gloria di dannato con un coro accordato, leggendo un canone inverso dove le note suonavano al contrario. Fu allora che vide la salita e si dispose, quieto, ad affrontarla. Chiuse la mente alla musica degli angeli e a quella dei demoni. Lasciò solo Radio101.

    I racconti di tre righe
  • Le trame ordite

    La trama e l’ordito gli presero la mano nel telaio della ragione. La trama raccontava le storie, l’ordito le intrecciava come in un tranello. Si chiese se le trame sarebbero sopravvissute all’assenza dell’ordito, e che ne sarebbe stato di un ordito senza trame. Mise via il telaio e mangiò una fetta d’anguria. Sputando dalla finestra i semi neri.

    Le trame ordite (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Il bell’incubo

    Il sogno lo colse a tradimento quando credeva di avere superato la notte senza danni. Maligno come un pensiero gentile, si insinuò nella sua testa e cominciò a suggerirgli immagini d’incanto, arcobaleni, soli nascenti, spiagge notturne e colline dolci. Perfino il ritiro del nano. Ma poiché dai sogni, anche quelli belli, ci si sveglia, ecco l’esempio di un bell’incubo.

    Il bell'incubo (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Raccolta differenziata

    Scese per strada cercando di evitare la mondezza della città serenamente putrida. Cercò tra i rifiuti i suoi pensieri, quelli che aveva messo in un unico contenitore con l’illusione di liberarsene. Si chiese se la raccolta differenziata avrebbe migliorato le cose. Invece riprese i pensieri con sé, come una tosse stizzosa. Poi ingoiò la medicina del tempo.

    Raccolta differenziata (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Carezza

    Il meriggio silente gli regalò un caldo di quelli speciali: lo induceva alla pigrizia, ma non tanto da provocargli sofferenza. Una carezza quasi inconsistente fece della sua pelle una prateria di rughe dove i bufali della memoria galoppavano verso il loro destino. La carezza si fece insistente, impertinente, sensuale. Era fatta di vento. Chiuse la finestra. E aspettò.

    Carezza (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Black out

    Una sera non gli andava di mangiare da solo e decise di andare con la sua ombra. Ebbe l’accortezza di camminare sempre su strade bene illuminate per non rischiare di perderla e si infilò in un locale, allegro, pieno di gente. E soprattutto con tanta luce. Si sedettero e cominciarono a mangiare, insieme con gli stessi gesti. Poi ci fu il black out. E fu di nuovo solo.

    Black out (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Civette

    Ambarabà cicci cocò, tre civette sul comò. Una è severa e mi chiede attività. L’altra è ruffiana e mi coccola: resta a dormire, mi dice col suo fischio lugubre. La terza non dice niente e mi guarda con gli occhi grandi e il becco che sembra un naso di vecchia. Allunga un’ala, le sue piume mi carezzano, gentili mentre le altre due starnazzano come galline in un pollaio.

    Civette (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Decidere

    Quando venne il momento di decidere, la vità gli passò davanti come un treno merci: lunghissima e tutta uguale. Forse non era stata una gran vita. Ma aveva tenuto insieme i vagoni e questo non gli sembrava esattamente cosa da nulla. Per questo alla fine, consapevole della svolta che dava alla sua esistenza, lasciò l’auto in garage e andò a lavoro a piedi.

    I racconti di tre righe
  • Trombe

    Suonavano le trombe pestando sui pistoni come dannati sui tizzoni. Ma il suono stridulo lacerava l’aria, trafiggeva la calma apparente, svegliava la noia e la cacciava. E nuvole di polvere annunciavano una tempesta di sabbia, o forse un manipolo di vendicatori. E le trombe facevano da faro per guidarli. Ora chi sa suonare suoni, chi sa cavalcare cavalchi. E chi dorme si svegli.

    Trombe (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Nano

    Il nano cammina barcollando come il batacchio della campana delle sue guardie del corpo. Ha il sorriso del Joker, capace di trasformare quattro scartine in una mano vincente. Il nano tira il mento in avanti quasi a volere allungare la pelle del collo che pende come cartapecora. Il nano promette in punta di piedi. Non per rispetto, però. Ma per sembrare più alto.

    Nano (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Paloma

    Guardiamo lo stesso mare. Arriva lo stesso profumo. A me da Maestrale, da Scirocco a lei. Venti diversi che si incontrano. E le nostre finestre diventano piste d’atterraggio dove i refoli si fermano a riposare e a raccontare una storia. Uno piccolo e birichino mi ha raccontato di una giovane dal nome alato il cui pensiero è arrivato fin qui. Come una paloma. Di mare.

    Paloma (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Sognare

    I miei sonni sono bui come una cantina senza lampada. Il fatto è che io non sogno. Ma vorrei. Così mi chiedevo se qualcuno ha inventato qualche macchina miracolosa capace di fabbricare sogni. Non mi importa che si realizzino. Io per esempio vorrei sognare di essere un fachiro o mangiatore di fuoco. Per stupirti ancora, per farti sorridere. Almeno mentre dormo.

    Sognare (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Pattume

    E che volete da me? Sono solo un sacchetto di pattume. Mi avete cacciato, ma questa è la mia sorte accettata. Ma mi hanno lasciato vicino a voi e adesso scoprite che puzzo, questo perché nessuno mi conferisce a motivo di sciopero. Ma che ne so io di scioperi? Avessi i piedi mi conferirei da solo. E saprei dove. Prima di andare a riposare dove bello è il lampo del cielo.

    Pattume (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Pietre

    Sette pietre nelle tasche. Le sento lisce e dure tra le mani mentre cerco sette bersagli da colpire con odio inesorabile. Sette pietre nelle tasche da gettare nel pozzo per sentire quant’è profondo. Sette pietre nelle tasche per fare cadere sette noci dall’albero immenso. O, semplicemente, sette pietre nelle tasche per non volare via.

    Pietre (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Tempo ladro

    Ora dormi di respiro leggero e io mi nascondo per non guardarti. Già sentirti è un tormento perchè mi sembra che mentre dormi, il tempo ti stia rubando a me. Non sono neanche assicurato. Ah, se ti dovessi vedere? Non resisterei. Guarderei l’orologio e gli parlerei di te. Poi verrei a mangiare il tuo respiro in forma di sorriso dal vassoio della tua bocca.

    Tempo ladro (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • La foto del padre

    La vecchia foto del padre sembra ritagliata da una rivista glamour. Una faccia d’attore, i capelli corvini impomatati, i baffetti alla Clark Gable. Ma lui non disse mai “Francamente me ne infischio”. E il vento se lo portò via, nel paradiso degli stralunati dove ciascuno è com’è e non come gli altri vorrebbero che fosse. Lontano ma visibile. Come una stella.

    La foto del padre (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • Puntini

    Era insopportabile con quella sua mania di distribuire punti. Per chiudere un discorso, per esempio. O, quando erano due insieme, per annunciare una sentenza. Oppure, perfidi, quelli che si mettevano in fila, non più di tre, anzi proprio tre, per lasciare un discorso sospeso tra una promessa e una minaccia. Ma in una cosa era imbattibile: mettere i puntini sulle “i”.

    Puntini (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
  • L’ultima e tiriamo

    Bastava prendere, dai numeri della tombola, tre la cui somma fosse meno di novanta. Il gioco si chiamava “sotto novanta” e tre giocatori compravano una tirata di tre numeri ciascuno. Si vinceva uno sfincionello. Quando mancava un giocatore, lo sfincionaro gridava: l’ultima e tiriamo. Non ho mai vinto o forse sì. Sino a quando non sarà davvero l’ultima.

    L'ultima e tiriamo (illustrazione di Giuseppe Lo Bocchiaro)

    I racconti di tre righe
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