La polizia scientifica ha evidenziato una manipolazione grossolana su uno dei 55 documenti consegnati da Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, ai pm di Palermo. Il documento presenta alcune sovrapposizioni tra spezzoni di un altro foglio sulle parole “Berlusconi – Ciancimino – Milano – truffa – bancarotta” con grafia in parte di Vito e in parte di Massimo.
Ciancimino ha dichiarato che il foglio era una fotocopia utilizzata come promemoria per la redazione di un libro e non una deliberata manipolazione.
È stato predisposto un servizio di vigilanza per Vito Andrea Ciancimino, figlio di cinque anni di Massimo e nipote dell’ex sindaco di Palermo Vito, e per la madre.
Ad agosto era stata recapitata nella casa di Palermo di Ciancimino una lettera di minacce rivolte al bambino.
Massimo Ciancimino ha ripreso gli interrogatori (sarà sentito la prossima settimana a Palermo) e le presentazioni del libro Don Vito.
Una lettera contenente un proiettile e minacce indirizzata a Vito Andrea, figlio di Massimo Ciancimino e nipote dell’ex sindaco di Palermo Vito, è stata recapitata in via Torrearsa, dove risiede la famiglia Ciancimino. Nella lettera c’è scritto: «Le colpe dei padri infami e traditori ricadranno sui figli. Lei e i suoi complici siete stati avvisati da troppo tempo. Lei e i suoi amici magistrati sarete la causa di tutto». Vito Andrea ha cinque anni.
Massimo Ciancimino doveva deporre oggi sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra e ha detto che non renderà più interrogatori e che chiederà il ritiro del libro Don Vito.
La Dia sta effettuando da stamattina delle perquisizioni nelle case di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, a Palermo, Bologna, Cortina e Roma e nelle abitazioni di alcuni parenti e amici per cercare documenti relativi alle dichiarazioni processuali rese. In particolare si cercherebbero carte utili all’identificazione di un uomo dei servizi segreti che potrebbe avere avuto un ruolo nella presunta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del 1992.
A casa di Luciana Ciancimino, sorella di Massimo, sarebbero stati ritrovati dei documenti redatti da Vito.
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, ha consegnato ai pm di Palermo un telefonino che conterrebbe il recapito dell’agente segreto che avrebbe preso parte alla presunta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del 1992.
Ciancimino consegnerà anche un ritaglio di giornale che ritrarrebbe l’agente insieme a un importante politico di oggi.
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, ha dichiarato ieri a CNR Media: «Come non sarà mai nessun magistrato a farmi dire che Berlusconi è mafioso, nessun giornalista o Gasparri o Cicchitto mi farà dire che Dell’Utri è al di fuori di quegli ambienti. […] Uno dei commenti che faceva mio padre era che non si capisce come un imprenditore milanese debba ricorrere ad uno stalliere senza neanche avere i cavalli, come Mangano. Ovviamente prima gli facevano le cose e poi volevano essere la cura. Questo atteggiamento era tipico di questa vecchia mafia corleonese: creare il problema per risolverlo e diventare amico esclusivo. […] Fare il finto attentato al contadino, fargli ammazzare le pecore per poi dire ti risolvo io il problema, diventare elemento indispensabile. Quello che secondo mio padre ha fatto Dell’Utri in tutta la sua vita con Berlusconi: faceva fare gli attentati alla Standa perché poi sapeva a chi rivolgersi, il finto rapimento del figlio che poi risolveva lui: “ti mando lo stalliere”. […] Per mio padre Berlusconi è una vittima della mafia, forse il più grosso imprenditore che + stato sempre sotto scacco e sotto ricatto della mafia».
Ciancimino è stato ospite ieri ad Anno zero dove ha parlato a tutto campo di mafia, stragi e servizi segreti. Alcune indiscrezioni fanno ipotizzare una sua iscrizione nel registro degli indagati a Palermo per un possibile reato associativo.
Ieri Massimo Ciancimino alla presentazione del libro Don Vito (acquisito dalla Procura) ha parlato del clima attorno alle sue dichiarazioni: «Minacce, messaggi, pericoli per me e per la vita dei miei familiari. E poi questo alone di diffidenza che avvolge le mie dichiarazioni. Contro di me ci sono state campagne di stampa e la mobilitazione di reti tv. Perfino interventi di Gasparri senza dire di Dell’Utri che vorrebbe prendermi a colpi di badile».
Maurizio Gasparri ha risposto: «È un onore essere contestato da un personaggio come Ciancimino junior che la magistratura di Palermo ha rifiutato come teste considerandolo, come è, inattendibile. Porta un cognome carico di vergogna, per l’appartenenza di suo padre alla mafia. La sua famiglia ha campato con proventi di attività illegali. È un disperato che risponderà in tribunale delle sue ingiurie. Gli ricordo uno slogan dei nostri giovani: “meglio un giorno da Borsellino che cent’anni da Ciancimino”. Nessuna pena per lui sarà superiore alla vergogna per il suo nome e per il padre che ha avuto».
Ciancimino ha reso ieri nuove dichiarazioni a Palermo e i relativi verbali sono stati secretati.
Esce oggi in libreria Don Vito da Corleone di Francesco La Licata e Massimo Ciancimino. Il libro racconta la storia dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, in affari con la mafia e con importanti contatti istituzionali.
Tra gli aneddoti raccontati ci sono il furto dell’autoradio di Bernardo Provenzano durante una visita a casa Ciancimino, una scazzottata del giovane Vito con Luciano Liggio a Corleone, la cattura di Totò Riina e si parla anche di episodi della presunta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra.
AGGIORNAMENTO: Massimo Ciancimino e Francesco La Licata saranno oggi alle 18:00 a la Feltrinelli (via Cavour, 133) per firmare le copie del libro.
Nei giorni scorsi è stata recapitata una busta con una lettera di minacce e cinque proiettili di kalashnikov a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, nella sua abitazione a Bologna.
Nella lettera sono citati Luciano Violante, Claudio Martelli, Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Michele Santoro, Sergio Lari e Gaspare Spatuzza.
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, avrebbe consegnato ieri ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo dei documenti del padre che farebbero riferimento al senatore de Marcello Dell’Utri e a un suo presunto ruolo nella presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra.
Alcune rivelazioni riguarderebbero il generale del Ros Mario Mori e l’ex capitano Giuseppe De Donno.
Ciancimino non era stato ritenuto attendibile dai giudici per testimoniare al processo a Dell’Utri.
Durante l’udienza di ieri al processo per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995 il generale Mario Mori ha reso dichiarazioni spontanee leggendo quaranta pagine di autodifesa.
Mori ha detto di non aver mai trattato con i boss mafiosi e ha smentito l’esistenza di un “papello” di richieste per porre fine al periodo stragista, sostenuta dal figlio dell’ex sindaco di Palermo Massimo Ciancimino. In seguito si è svolto il controesame di Ciancimino.
L’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha preso spunto sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino su presunti capitali di mafiosi siciliani afferiti in Lombardia per la costruzione di Milano 2: «È notorio, non occorreva aspettare le rivelazioni di Massimo Ciancimino, pregiudicato e figlio di Vito Ciancimino condannato per mafia, per apprendere che Francesco Paolo Alamia era socio e prestanome degli investimenti di denaro sporco di Vito Ciancimino. […] Ciò che è altresì notorio e da me più volte denunciato è che Diego Cammarata è stato fiduciariamente nominato, sino al 1993, sindaco della società del predetto Alamia nella Inim, struttura di investimenti immobiliari di denaro sporco».
Il sindaco Diego Cammarata ha replicato: «Ancora una volta Orlando non perde l’occasione per sputare veleno contro i suoi avversari politici, delirando con accuse che non stanno né in cielo né in terra. La mia attività professionale di avvocato, svolta nel periodo in cui non avevo responsabilità istituzionali e di governo, è sempre stata improntata all’assoluta trasparenza, e su questo non consento ad alcuno, quali che siano le sue ragioni, di avanzare sospetti di qualsiasi genere. La verità è che Orlando non ha mai digerito la sua sconfitta alle elezioni che mi hanno visto tornare sindaco di Palermo. Piuttosto che utilizzare il metodo consueto della calunnia sarebbe bene che Orlando imparasse una volta per tutte che paga di più il confronto democratico sui fatti».
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, è in aula per la terza giornata di deposizione al processo Mori.
Ciancimino ha chiamato in causa Forza Italia: «Nel 1994, l’ingegner Lo Verde, alias Bernardo Provenzano, mi fece avere tramite il suo entourage una lettera destinata a Dell’Utri e Berlusconi. Io la portai subito a mio padre, che all’epoca era in carcere. Mi disse che con quella lettera si voleva richiamare Berlusconi e Dell’Utri, perché ritornassero nei ranghi. Mio padre mi diceva che il partito di Forza Italia era nato grazie alla trattativa e che Berlusconi era il frutto di tutti questi accordi».
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, ha deposto il aula ieri e oggi al processo Mori.
Ieri Ciancimino ha parlato di presunti investimenti dei boss palermitani in Milano 2, centro residenziale di Segrate. Sulla presunta trattativa tra Cosa nostra e parti dello Stato si è parlato di una presunta immunità territoriale goduta dal boss mafioso Bernardo Provenzano. Nel 1992 sarebbero stati nel mirino della mafia anche Grasso, Mannino e Vizzini. Nel 2009 un presunto componente dei servizi segreti avrebbe intimidito Ciancimino a Bologna.
Oggi Ciancimino ha detto che la cattura di Riina venne agevolata dal padre: «Diede indicazioni per la cattura di Totò Riina e convinse Bernardo Provenzano. Non fu facile, Provenzano non amava il tradimento». Si è parlato anche di una figura che avrebbe pressato Riina per proseguire nella strategia stragista. Ciancimino ha dichiarato che il senatore Marcello Dell’Utri conosceva Provenzano e che secondo il padre gli sarebbe subentrato nei rapporti con Cosa nostra. In un pizzino letto in aula si parla di un interessamento di Dell’Utri e di Cuffaro per un provvedimento di clemenza verso i detenuti.
Il procuratore aggiunto della dda di Palermo Antonio Ingroia, ieri a Viterbo, ha parlato di Massimo Ciancimino: «Ciancimino junior è attendibile quando parla di un accordo tra la mafia e alcuni pezzi dello Stato. Non posso essere più esplicito perché lo stesso Ciancimino all’inizio della prossima settimana deve essere interrogato come testimone nel processo contro il generale Mori e altri in corso a Palermo. […] Ciancimino non è né un pentito né un collaborante ma solo un semplice dichiarante. E le indagini condotte sulle sue affermazioni hanno confermato la sua attendibilità».
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, è nuovamente indagato su richiesta della Procura di Palermo per associazione mafiosa.
Massimo Ciancimino ha raccontato di avere consegnato dei pizzini scritti da Bernardo Provenzano al padre e di avere custodito lettere e altri documenti ma non è stato ritenuto in passato pienamente consapevole del fatto che la sua attività si inserisse in quella più complessiva dell’associazione mafiosa.
I giudici della quarta sezione della Corte d’appello di Palermo hanno ridotto a tre anni e quattro mesi la condanna per Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco Vito, per intestazione fittizia di beni e riciclaggio. In primo grado Ciancimino era stato condannato a cinque anni e otto mesi per riciclaggio, intestazione fittizia ed estorsione.
Il patrimonio, che ammonta a oltre 60 milioni di euro, resta confiscato.
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco Vito, deporrà il 29 e 30 gennaio davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo nel processo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu con le accuse di favoreggiamento aggravato e agevolazione di Cosa nostra.
Ciancimino parlerà degli incontri del padre nell’ambito della presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra nel periodo delle stragi degli anni ’90 e del “papello” con le richieste per farle cessare.
Massimo Ciancimino ha reso nuove dichiarazioni spontanee al processo in cui è imputato per riciclaggio a Palermo e ha consegnato dei documenti cartacei. Ciancimino ha dichiarato che fu Bernardo Provenzano a permettere la cattura di Totò Riina: «Provenzano ha consegnato le mappe della locazione dove poi è stato trovato Riina. Comunque non posso fare altre dichiarazioni per rispetto dei magistrati con i quali sto parlando».
Potrebbero esistere delle registrazioni dei colloqui di Vito Ciancimino nell’ambito della trattativa con Cosa nostra.
Bernardo Provenzano è indagato nell’ambito dell’inchiesta sul “papello”.
AGGIORNAMENTO n.1: Ultimo, che arrestò Riina, ha ribattuto a Ciancimino: «Ciancimino è uno dei tanti servi di Riina. Infatti è chiaramente falso che il boss sia stato arrestato in seguito alle dichiarazioni di Bernardo Provenzano. Ma la cosa più grave è che ci sia qualcuno all’interno delle istituzioni che legittima questo servo di Riina. Questo significa evidentemente che i servi di Riina sono anche all’interno delle Istituzioni e certamente non sono il generale Mori e il capitano De Donno: forse sono gli stessi che hanno isolato e delegittimato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
AGGIORNAMENTO n.2: Massimo Ciancimino ha annunciato che querelerà Ultimo.
Massimo Ciancimino, dopo essersi difeso davanti ai giudici nel processo per riciclaggio, ha portato ieri in Procura un blocco di carte prelevate dal forziere di famiglia in una banca del Liechtenstein tra cui ci sarebbe la versione originale del ”papello” che dimostrerebbe l’esistenza di una trattativa negli anni ’90 tra lo Stato e Cosa nostra. In una delle lettere Ciancimino si paragona a Paolo Borsellino, accomunati dal tradimento da parte di persone ritenute amiche.
Nei giorni scorsi qualcuno si è introdotto nell’abitazione palermitana di Massimo Ciancimino e avrebbe portato via foto e lettere del padre.
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