
La Palestina è territorio di guerra, lì muoiono. Normalmente. L’irrilevante occidente manifesta il proprio disagio del non morire e l’incapacità d’essere potente. Una manifestazione in una città non vuol dir molto, ma chi vuol farlo partecipa in questa occasione il suo dolore. Ognuno lo fa a modo suo.
Palermo 10 gennaio, ore 18 e 30, questa manifestazione inneggiava all’odio per la guerra che, comunque, è sempre una forma d’odio. Allah aqbar, Allah aqbar, ripetuto, reiterato, cantato, urlato. C’erano bandiere, poche di pace. Il corteo ha fatto un percorso pacifico, però, girando attorno alla Palermo dei soldi, dei saldi, dei salti in centro.
Chi ha manifestato, lì, si è esposto, era presente, io ero presente, ero lì tra gli altri, in silenzio, per ascoltare il disagio di essere irrilevante. Poi c’era un altro me, quello che osservava, mi osservava, passare senza parlare. Stava in piedi, incorniciato da un’architettura di Carpintieri in via Ruggero Settimo. Sconcertato e indifferente.
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