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venerdì 26 apr

Risultati della ricerca “Botta ri sale”

  • Vicini

    Dico la verità. Questo post ha un secondo fine. Non è disinteressato. Confesso. Sogno, mentre lo scrivo, che il mio vicino di casa legga Rosalio e si riconosca nelle mie righe. Quando un bamboccione (o una bambocciona nella fattispecie) a più di trent’anni decide di andare a vivere da solo, lo capiscono tutti che non è più per fare festini e ubriacarsi tutte le sere. Finì quell’epoca. Ci bastò, diciamo. Trovi una casa, ti piace, ci vai a stare per essere tranquillo, per avere, come si dice, le tue comodità. Ti alzi quando vuoi, mangi quando vuoi, guardi la tv fino a notte fonda e bla bla bla. Soprattutto dormi con la casa immersa nel silenzio.
    Una delle soddisfazioni più grandi dell’abitare da soli è quella di svegliarsi con il suono della sveglia e non perchè qualcuno che vive con te decide che è ora di alzarti!
    Mio padre, per esempio, ha la patente di papà più rumoroso dell’universo. Fa rumore. Sempre e comunque. Ma pure da solo. Continua »

    Palermo
  • Discorsi di femmine

    Giorni or sono conversando del più e del meno con un giovane uomo, mi confida tutto candido che la sua fidanzata è fortunata (e lui di conseguenza) perché, udite udite, ha pochissimi peli sulle gambe e se li leva ogni tanto con un colpo di rasoio! Dopo 20-25 minuti di risate, ho provato a spiegargli che è una fissaria bella e buona ma non ha voluto credermi, anzi forse si è un po’ risentito.
    Il punto è che certe cose noi femmine non le diciamo agli uomini, sono tabù. Sono invece spesso oggetto di discussione in riunioni al femminile e costituiscono uno dei cosiddetti discorsi di femmine.
    E io qua apposta sono. Non me ne vogliano le mie consorelle, ma sto per svelare alcuni di questi segreti che dovrebbero essere tramandati di madre in figlia. Se anatema mi coglierà pazienza!
    Se è vero che, a livello mondiale, il 98% delle donne ha i peli, è anche vero che nel caso delle donne sicule la percentuale sale all99,9%. Per cui a partire diciamo dai 12-13 anni le piccole sicule devono trovare il modo di estirpare il problema alla radice. Dopo quel momento la tua vita non sarà mai più la stessa. Tutto sarà subordinato a lui. Il pelo. È una lotta che si ingaggia presto e dura fino alla menopausa. Specie d’estate, tutto dipende dal pelo. Continua »

    Palermo
  • Viva la mamma (sicula)

    Sembra che tutti i mali d’Italia siano colpa delle mamme, che hanno cresciuto, stirando, lavando, cucinando eserciti di bamboccioni. Il putiferio scatenatosi dopo la dichiarazione del ministro (i commenti locali saranno stati del tipo bamboccione ci si’ tu e tutta ‘a to’ razza; tale’ a chistu ca si susi ‘a matina e spara fissarie) è indice del fatto che la mamma non si tocca. E se, per l’italiano medio, la mamma è sempre la mamma, figuriamoci per il siciliano medio. Più volte ci siamo soffermati a parlare del cosiddetto sgarro di madre, no? Però è pur vero che le mamme sicule hanno caratteristiche ulteriormente amplificate, rispetto alle mamme italiane in genere. Se le mamme sono tutte ansiose, per esempio, quelle sicule ancor di più. E poi ci sono cose che ti segnano per tutta la vita e che risalgono agli insegnamenti ricevuti dalla mamma. Premesso che voglio tanto bene alla mia mamma e che credo sia davvero il mestiere più difficile del mondo, ciò che segue è tratto dalla mia diretta esperienza e da quella di amici e conoscenti.

    Raccomandazioni ricorrenti
    Si comincia quando sei ancora quasi in fasce. Una delle cose che mi raccomandava la mia e che mi inquietava perché pur volendo ubbidire non ci riuscivo, era NON SUDARE. Lo scenario era passeggiata domenicale a villa Giulia (allora c’era pure Ciccio), orde di amichette, si giocava a nascondino, ci si rincorreva, tutti si stricavano a terra e io dovevo NON SUDARE. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Il caro estinto

    Caldo, troppo caldo!
    E poi, passi per la giacca, ma sta cravatta è proprio una camurrìa!
    Certo che ce n’è di gente: pare una processione.
    Oggi era giornata di starsene a Mondello, astutare il cellulare e “ciaaaao non ci sono per nessuno!”. Ma ci sono cose che si devono fare, anche se ti siddìa da morire.
    Ma poi quello delle pompe funebri da dove sta pigliando? Minchia se passiamo da Corso Finocchiaro Aprile con le macchine posteggiate in tripla fila di fronte a Nino ‘u Ballerino, ci perdiamo di casa.
    Tanto all’autista chi cinni futti c’ha l’aria condizionata e poi il morto mica c’ha fretta!
    Mi ricordo che una volta in una friggitoria come questa ho chiesto:
    “Un panino panelle e melanzane”.
    “Pagati un panino per il signore!”.
    “Signora me lo fa lo scontrino?”.
    “Sì, aspe’”
    .
    La signora prende un pezzo di carta per il pane e scrive: 1,50 €.
    “Servito, paga un euro e civvuanta”.
    Adoro queste cose… Continua »

    Ospiti
  • Tromba in classe

    Ci sono cose, botta di sale, che quando succedono, anche se a te non ti cambia niente, pensi: “Sì però ‘unn’è cchiù come prima!”.
    Se uno, quando avvicina le labbra alla tromba, ti fa una nota più alta del Do, compa’, c’è picca ‘i fare, hai davanti un musicista, destinato ad entrare nella leggenda.
    Perché se uno suona così, se uno se ne fotte altamente dei limiti della sua tromba in Sib, allora non si crea problemi a sfiorare la perfezione.
    È uno abituato a tastarla la perfezione, ad infilarci le dita dentro.
    Hai davanti ai tuoi occhi uno che, quando serve, è disposto a perdere l’equilibrio per ritrovarselo da solo.
    E del resto una specie di leggenda sul Professore Miglia girava già per i locali a Palermo.
    C’era chi era pronto a giurare che, da quando aveva appoggiato le labbra al bocchino della sua Blackburn, mai una volta aveva aperto la valvola per fare uscire la condensa dalla tromba.

    “Perché cuci’ tu lo devi capire a quel ragazzo.
    Lui, quando suona, dentro alla tromba ci sputa pure l’anima.
    Anzi alla sua tromba lui l’anima ce la regala proprio!
    E, se puta caso, aprendo la chiave dell’acqua, se ne esce pure un po’ d’anima, non è peccato?”.
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    Ospiti
  • L’Eletto

    “Mariuzzo, la vita non si sbuccia come le banane. Certo vorremmo tutti che fosse così, ma la vita è una cipolla. Tu sfogli il primo strato e le mani si sporcano di un viola fastidioso. Spogli il secondo strato e incominci a lacrimare. Mentre spogli il terzo strato senti il profumo calabrese e sogni una tavola apparecchiata di sapori piccanti, ma il quarto strato ti fa ancora lacrimare, e, quando sei arrivato al quinto, beh al quinto sai che già è finita, che non c’è un altro strato…puoi solo sperare che il soffritto venga buono e non si bruci.”.
    Il Dottore Pippo Pericotti cercava in qualche modo di spiegare al suo segretario qualcosa. Qualcosa che leggeva sul fondo di quella Guinness calda, qualcosa che non gli era chiaro, qualcosa che, in quel momento, aveva deciso che il suo segretario si chiamava Mariuzzo, invece che Fabrizio, qualcosa che di sicuro non lo avrebbe fatto dormire e, da come andava la serata, probabilmente non avrebbe fatto dormire neanche Fabrizio.
    “Pippo, ma quale Mariuzzo? Fabrizio sono! Amunì finiscila cu stà birra, che siamo alla fine e oramai il grosso è fatto!”.
    “Fabrizio, te la posso dire una cosa? Come un fratello?”.
    “Amunì”.
    “La verità, botta di sale, è che sugnu stanco!
    Da due mesi tampasìo giorno e notte in giro per fare che?
    Accucchiare voti! Voti! Voti! Perché?
    Perché è peccato che il figlio dell’Onorevole Pericotti, che sparte è pure medico, non segue le orme paterne! E allora che si fa? Candidiamolo! Botta di sale a quando vi è venuto in mente a tutti quanti!”. Continua »

    Ospiti
  • Le “Notti Bianche dell’Arte” a Palazzo S. Elia

    Da oggi Palermo accoglie i capolavori del Museo Hermitage di San Pietroburgo e le opere dei maestri dell’arte contemporanea per celebrare la prima edizione delle Notti Bianche dell’Arte, organizzate dalla Provincia di Palermo in collaborazione con Il Cigno Galileo Galilei Edizioni.

    Sono due le due mostre allestite nel settecentesco palazzo Sant’Elia (via Maqueda, 89) appena restaurato da oggi al 4 maggio: la suggestiva esposizione che raccoglie i capolavori dell’arte italiana commissionati o comprati dallo zar Nicola I durante il suo viaggio lungo la penisola e conservati al Museo Hermitage e la collettiva curata dallo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun e dedicata al mare, in tutte le sue metamorfosi e suggestioni.

    “L’Hermitage dello zar Nicola I. Capolavori acquisiti in Italia”

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    Palermo
  • L’estetista

    Roma. Lettino dell’estetista.
    “Sciao, cosa devi da fa’?”.
    “Salve…gambe e…inguine…”.
    “Ahò, com’a facciamo, a farfalla, a cuore o a fiorellino? Le facciamo co’ lle formine de’ bbiscotti, pensa ‘n po’! Forte, eh? Oppure alla mohicana (che poi sarebbe a pista di atterraggio) o “anni ’80”?…dimme te…”.
    “A chiave di violino no?!” penso io, con aria di sfida, visto che andiamo sul difficile… Ma mi limito ad un: “Ehm, no, grazie, mi butterei sul classico…una cosa discreta… NORMALE insomma! È tanto difficile?!”.

    Palermo. Estetista.
    Un mese dopo. Tengo a sottolinearlo.
    Entro e faccio un cenno con la testa alle signore in sala d’aspetto. Discretamente saluto le ragazze che lavorano lì: camminano indaffarate per il locale, staccheggiando con passo sicuro nei loro stivali a punta neri, rigorosamente sopra i jeans. Sopra, il camice bianco. E lunghe, lunghissime chiome di capelli – finti, le famose estescion -. Continua »

    Palermo
  • Villa Giulia

    Esci di prima mattina per fare ginnasticaaa, la radio a tutto volume ti piace la musicaaa”. Quando a Mauro una giornata ci trase giusta, pure se è senza voce, sinni futte e canta. L’ultimo ciddì, comprato a cinque euri da Saverio Canta Napoli gli furrìa nella testa, meglio che nello stereo.
    Compà senza sole siamo? Con sta giornata di lusso era peccato se non ce la buttavamo”.
    Ad ogni parola le dita tese della mano acchianano e scinnuno in mezzo al petto vuncio per i dieci minuti al giorno di panca piana.
    Compà l’hai vista sta Porsche, è troppo corna dura, minchia, la prossima macchina che mi compro deve essere così sportiva che ci devo mettere ‘a tuta e i scarpi ‘i tennis“.
    Il sole a chiummo di mezzogiorno quarìa la strada e magari l’anima, pure ai cani ci siddìa tampasiare strada strada, eppure…magari loro….a Palermo…..in mezzo a una strada…tampasìano. Continua »

    Ospiti
  • Foro Italico

    Botta di sale quanto è bella la Signorina! Arriva puntuale alle 8:45, traffico permettendo. Quattro colpi di buongiorno a tutti, stacca dalla porta il pizzino di quelli messi a turno, con due scoppi di chiave apre la porta e: “Piano piano, accomodatevi in sala d’aspetto che ora vi chiamo uno per uno”.
    “Signorina oggi il dottore puntuale viene? Che ci devo parlare per mia figlia…”
    “Signora Lo Manto, mi dia il tempo di sedermi, che ancora manco il piccì ho acceso. Che fa non lo sa che il dottore, quando arriva, arriva per tutti? Si accomodi che, quando è ora, la chiamo io”
    Il piccì, finalmente acceso, saluta la Signorina con un Buongiorno Rosy, che furrìa per lo schermo, cambiando ogni secondo colore. Pure gli occhi furrìano a taliarlo.
    Il dito laccato scorre sulla lista del turno: “Signor Pizzurro lei deve fare ricette o è per il dottore?”. Per ogni nome la Signorina ha un’attenzione diversa. Li conosce tutti la Signorina. Sa chi è degno di riguardo e chi piuttosto meriterebbe un bel Bafantoculo di prima mattina. Ma la Signorina, santa pazienza, ha un sorriso per tutti. Continua »

    Ospiti
  • Bye Bye Blues, Hanami, Cibus

    Bye Bye Blues
    Erano anni che sentivo parlare di Bye Bye Blues, ma non mi era mai capitato di andarci. Qualche giorno fa sono partita alla volta di Mondello appositamente per togliermi la curiosità. L’ambiente è accogliente, con il suo giallo predominante e con le luci leggermente soffuse. Unico handicap: i tavoli troppo ravvicinati l’uno all’altro costringevano i vicini a sentire i discorsi tra me e il mio commensale o viceversa, ci obbligavano a parlare sussurrandoci cose nell’orecchio. Il che non è male come strategia di avvicinamento priva di imbarazzi. Appena arrivati ci hanno servito una tartarre di tonno freschissimo con cipolle e prezzemolo, e una polpettina di carne all’arancia e agrodolce (cipollina, uvetta e pinoli), da mangiare col cucchiaino. Ogni cosa era sistemata in micro piattini quadrati trasparenti e presentata in modo molto scenografico, così come i piatti seguenti. Tutto molto buono. Frase facile a dirsi, ma per portare il cibo alla bocca ho dovuto fare un incontro di wrestling con la polpettina che non voleva saperne di salire sul micro cucchiaino e che a ogni tentativo di accalappiarla rotolava inesorabilmente giù sul micro piattino. Le vecchie, care forchette, no? Persino con le bacchette giapponesi me la sarei cavata meglio. Vabè. Continua »

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