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e-mail: francescom@gmail.com

Biografia: Francesco Mangiapane è libero professionista nel campo della comunicazione, titolare del progetto boîte e blogger su burekeaters, il blog internazionale che, insieme a Biljana da Skopje, scrive sui Balcani. Francesco si laurea in Scienze della Comunicazione nel 2002 con una tesi sperimentale interdisciplinare di Semiotica applicata al Marketing ed all’Estetica, campo nel quale continua a svolgere attività di ricerca. Nella sua attività di giovane professionista si specializza nella "scrittura" e nella "creatività", svolgendo attività di consulenza, progettazione e formazione nel campo della pubblicità, del "content management" e della comunicazione degli eventi. Anima global e "dispersa", si è anche occupato di internazionalizzazione delle PMI e di analisi di scenario, con particolare riferimento ai processi di creazione, importazione ed esportazione di nuovi trend economico/culturali nella globalizzazione. All’attività professionale affianca una vivace attività associativa, essendo stato responsabile per l’Italia di Cerp Students, Confederazione Europea delle Relazioni Pubbliche con sedi in 16 nazioni europee, tuttora membro di Yepp, Young European Pr Professional, e di Aiss, associazione italiana di studi semiotici.Nel tempo libero suona il sax e beve Negroni (ebbene sì, anche lui ha fatto il grande salto dal mojito). Il suo motto è: «E siamo qua…».

Francesco Mangiapane
  • Linguaggi e luoghi della città visti da Paolo Fabbri

    Passeggiatore

    Lo so che non scrivo da tanto tempo, vi chiedo scusa e vi prometto di rimediare in settimana, con un nuovo post.

    Prendete questo intervento, allora, come un invito.

    Martedì mattina alle dieci, in Aula Magna di Scienze della Formazione, presso la sede di via Pascoli, Paolo Fabbri, una delle figure più importanti della semiotica internazionale, interverrà sui linguaggi e i luoghi di Palermo, con una lezione intitolata “Teoria e metodi del passante”.

    La lezione è organizzata in collaborazione con il dottorato di ricerca in disegno industriale, arti figurative e e applicate, la facoltà di Scienze della Formazione e il dipartimento di analisi dell’espressione dell’Università di Palermo.

    Magari si chiacchiererà anche del nostro blog preferito.

    Vi aspetto.

    Palermo
  • Dalla cura si salvi chi può

    Ho visto le menti migliori della mia generazione distruggere il rapporto d’amore su cui di più avrebbero puntato nella vita per colpa di una canzone, ‘La Cura’, di Franco Battiato.

    Non che essendomi sposato da poco mi arroghi il diritto di elargire lezioni d’amore così come viene, al contrario prendete questo mio post come un sacrificio, qualcuno avrebbe prima o poi dovuto scriverlo.

    Ultima precisazione, questo post è anche dedicato a un certo parrino palermitano che nel bel mezzo della predica matrimoniale se ne uscì consigliando alla coppia di sposi di impostare la loro relazione secondo l’insegnamento battiatesco e of course alla coppia in questione, che non avendo seguito (almeno spero) i consigli del parrino, si gode il matrimonio felicemente.

    Diciamo che il testo della canzone è semioticamente interessante, perché costruisce due personaggi, un io e un tu, di cui ovviamente non ci interessano i riferimenti autobiografici ma il fatto di essere simulacri di cui ogni ascoltatore può appropriarsi, identificandosi a seconda della propria disposizione nell’uno o nell’altro. Conosciamo allora questi simulacri un po’ meglio. Continua »

    Palermo
  • Palermo is burning (stavolta vero)

    Incendio

    Mettiamo che mentre gli operai stanno montando la stanza da letto della vostra nuova casa, la vecchia, quella dove avete vissuto fino ad adesso stia per andare a fuoco, assediata dalle fiamme che vengono dalla montagna, mettiamo.

    Ecco, in questi casi è dura realizzare che i pezzi che avrebbero dovuto comporre il vostro nuovo letto non combaciano fra loro.

    Preso atto di ciò, si capisce, combattendo con le fiamme, che non basta un cato d’acqua per spegnere un incendio e che non serve nemmeno sbacantare bottiglie da un litro e mezzo dalla finestra.

    Si capisce pure, e ahimé amaramente, che un esperto di semiotica non è considerato indispensabile in certi frangenti. Continua »

    Palermo
  • Manifesto di una Palermo di minoranza

    Si può essere palermitani e

    • Non dire minchia tutti i minuti.
    • Non fare colazione a panepanelle.
    • Non pensare che Palermo sia per forza il posto più bello del mondo.
    • Non pensare che la Sicilia sia per forza il posto più bello del mondo.
    • Non leggere Camilleri (Billitteri solo su Rosalio!).
    • Preferire Rosalio a piazza Garraffello.
    • Non riferire tutto sempre e comunque alla mafia.
    • Essere consapevoli che non sempre la saggezza risiede nel posteggiatore (a volte i posteggiatori non sono saggi).
    • Avere voglia di vedere un palazzo nuovo.
    • Fare il tifo per gli omosessuali e per i Pacs.
    • Utilizzare la bussola per non perdersi nelle stradine del centro.
    • Leggere Douglas Coupland.
    • Pensare che Milano sia brutta.
    • Bere caffè lungo.
    • Avere l’orologio Kenneth Cole.
    • Avere la fidanzata macedone e la suocera che parla una lingua sconosciuta.
    • Pensare che lo stile etnico abbia fatto il suo tempo.
    • Aspettare con pazienza che l’11 settembre finisca.
    • Quando il gioco si fa duro…cominciare a preparare le valigie.
    • Scrivere su un blog che non parla di Palermo.
    • Approfittare di uno spuntino al McDonald’s.
    • Pensare che Tomasi di Lampedusa aveva torto su molte cose ma soprattutto quando parlava del clima.
    • Essere easy e open minded (sapendo che significa, però).
    • Rasserenarsi con una passeggiata a Capogallo o da Auchan.
    • Fare il proprio mestiere onestamente.
    • Odiare la cavalleria rusticana.
    • Aspettare il nuovo con fiducia (dateci tempo).
    • Accontentarsi di qualcosa che stia nel mezzo fra Wim Wenders e Pinuzzu ‘u tasciu.
    • Partire per lavoro, ritornando al massimo entro la settimana.
    • E sì, ogni tanto ma solo ogni tanto, concerdersi un bello panino ca meusa.
    Palermo
  • Caponata multiculturale

    Di quanto Palermo sia una città multietnica ve ne potete rendere conto semplicemente facendo una passeggiata fra le vie del centro.

    Ecco, una cosa manca su Rosalio (anche se fin dall’inizio avremmo voluto colmare questa mancanza!): una presenza, una riconoscibilità e magari anche un riconoscimento per il pezzo di città che gli immigrati giornalmente costruiscono insieme, fianco a fianco, a chi a Palermo ci è nato.

    Mi piace pensare che tanti lettori del blog, magari silenziosi, facciano parte di questo pezzo di città multicolore e proprio a loro, in particolare stavolta agli slavofoni, dedico questo post e la ricetta della nostra buonissima e amatissima “caponata”, pubblicata qualche tempo fa dagli amici di Yahti.com, amici a loro volta di Burekeaters, il blog che insieme ad un gruppo di dispersi-ma-simpatici scrivo sui Balcani.

    Priatno!

    Caponata

    Caponata

    Ostalo je sigurno dosta kuvanih jaja posle Uskrsa, šta sa njima? Nemam pojma, ali mogu da Vam predložim fenomenalno predjelo koje se sjajno slaže sa kuvanim jajima. Continua »

    Palermo
  • Analisi dei manifesti dei candidati a sindaco

    Mi sono chiesto se fosse opportuno fare un post di analisi dei manifesti elettorali appena presentati dai candidati sindaci dei due schieramenti. Ci sarebbero state mille ragioni per evitare (credetemi, non ho proprio voglia di essere “tirato per la giacchetta” dai fan dei rispettivi schieramenti). Per sciogliere l’indecisione, alla fine, mi sono ricordato dell’invito del maestro Greimas, quello di provare sempre a spiegare ciò che si vuole meglio comprendere.

    Ecco, nel mio piccolo, io proverò a spiegare le due campagne, sperando che dalla spiegazione possa nascere una migliore comprensione del senso dei due candidati utile per tutti noi. Continua »

    Palermo
  • Condannati alla primavera (ma l’estate arriverà mai?)

    Ad un certo punto, con la caduta del comunismo si è cominciato a parlare dei paesi dell’Est europeo come di transition countries, comunità in transizione verso l’economia di mercato e la democrazia compiuta.

    La formula, non c’è che dire, era di quelle ben riuscite, era ottimista, trasudava l’euforia della trasformazione in corso e allo stesso tempo ne prometteva un compimento, un momento, vicino, a portata di mano, in cui la transizione si sarebbe naturalmente evoluta in una “nuova condizione” di benessere e prosperità per tutti i popoli per anni costretti a vivere sotto la dittatura.

    Il problema con l’Est Europeo è che la transizione non si è mai in vero conclusa: sempre più spesso, i cittadini oltre adriatico, per definire la loro condizione politica parlano di “ever-lasting transition”, di transizione infinita, di limbo perenne, che suona come condanna e mortificazione soprattutto per chi alla transizione, alla possibilità di traghettare, al cambiamento, ha, per una volta, magari anche andando contro tutti i legittimi scetticismi, creduto.

    Una cosa del genere è successa a Palermo. È successo che forse i termini “primavera” e “rinascimento” siano stati usati dai sindaci di destra e sinistra per troppo tempo e con troppa facilità. Continua »

    Palermo
  • A Christmas Carol

    Babbo rosanero

    Davide Enia odia babbo natale, gli leva il sonno (mi messaggiò pure alle 2 di notte per dirmelo e io prontamente risposi alle 4 e un quarto), è una cosa personale, un rapporto insoluto fra lui e il ciccione, lui a babbo natale “‘u buffiassi ra matina a sira”, proprio non lo sopporta…

    Ecco, noi, per renderglielo più simpatico gli abbiamo messo il cappello rosanero, non si sa mai che una volta e per tutte, giusto giusto per Natale, non si decidano a far pace.

    Buon natale a te, Davide, a voi tutti autori di Rosalio e a noi, ovvero la gloriosa community di Rosalio.

    Palermo, Rosalio
  • “La Sicilia” vista dalla Macedonia

    Prima quando uno partiva, partiva. Andare da Palermo a Siracusa senza la Palermo-Catania, mi racconta mio padre, era una cosa complicatissima tanto che, già dall’inizio della relazione con colei che sarebbe diventata mia madre, era chiaro che le distanze, anche nel loro caso, si sarebbero rivelate un ostacolo difficile da arginare. Andare all’estero, magari oltrecortina, poi aveva il sapore delle vere partenze, aveva a che fare con il varcare la linea d’ombra: niente cellulari, niente computer, persino telefonare poteva rivelarsi operazione non facile da portare a termine. Insomma, anche se Mac Luhan già negli anni ’50 parlava di “villaggio globale”, questo villaggio era difficile da riconoscere nella pratica quotidiana dalla gente comune. Continua »

    Sicilia
  • Il senso estremo del cannolo

    Cannolo

    Mentre faccio le valigie per il mio ennesimo viaggio, penso alla mia prima volta in Macedonia: della Sicilia amici e parenti di Biljana (la mia zita) sapevano poco, cose tipo il padrino e via dicendo.

    Ecco, io preparato per bene ad affrontare lo stereotipo, mi munii per l’occasione di “guantiera” di cannoli, da offrire per la prima cena importante a casa dei suoi. Quella sera i cannoli in questione mi aiutarono a fare “bella figura”, a far capire che oltre allo stereotipo (don Vito, Marlon Brando, lupare, coppole) c’è una cultura millenaria che si esprime anche col cibo e che attraverso di esso può essere presentata a chi non la conosce.

    Il cibo “significa”, non c’è niente da fare: i semiotici ci hanno fatto pure un convegno con tanto di atti pubblicati!

    Come potete immaginare, in terra macedone, i nostri cannoli se li ricordano ancora, continuando, peraltro, a richiedermeli ogni qual volta mi appresto a varcare il confine. Continua »

    Sicilia
  • Cu nesci arrinesci

    Voi lo sapete che i siciliani sono emigranti: spinti dalla fame hanno girato il mondo, varcato i sette mari e attraversato continenti, hanno lasciato la loro terra, con enormi sacrifici persino riuscendo a spuntarla, a farsi avanti nelle difficili realtà di arrivo.

    Insomma, “cu nesci arrinesci” lo avremo sentito ripetere mille volte: chi esce dalla Sicilia, secondo il noto proverbio, può solo migliorare, dato che qui, nella nostra isola, solo arretratezza e stenti.

    Liberarsi dagli stereotipi veicolati dal senso comune è, come potete immaginare, però, molto difficile.

    Avete presente Massimo Troisi in “Ricomincio da tre” alle prese con il suo viaggio? Per chi lo osservava, in quanto meridionale, egli non poteva essere considerato come un semplice viaggiatore, doveva per forza scappare, doveva per forza partire per non tornare. Non poteva essere altrimenti, tanto che, a nulla valendo le sue proteste, non poté far altro che arrendersi alla pervasività e alla forza dello stereotipo che lo seguiva ovunque andasse: “si si, ha ragione lei, sono un emigrante”. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Tanta nostalgia degli anni ’90

    • Di “Harry ti presento Sally”
    • Del “Liberty pub”
    • Del mondo senza Google
    • Della partecipazione politica
    • Della partecipazione politica contro la mafia
    • Di Nick Cave che mangia le cose siciliane nelle taverne dei nostri vicoli e “nessuno lo sa
    • Delle giostre del foro italico
    • Della bolla del Nasdaq
    • Dell’apertura e del multiculturalismo
    • Di un bel piatto di pasta con le patate “aggrassate” dal bersagliere
    • Delle “Cattive”
    • Di Pinter che litiga con gli spettatori del Biondo “perché non capiscono un ca..o
    • Di “passaggio dei poeti”
    • Del rumore dei modem 56k
    • Di quando dallo zio Caliddo uscivi sazio
    • Delle gif animate
    • Delle Edizioni della Battaglia
    • Di Friends
    • Di quando tutti volevano fare i “web content manager”
    • Del capello unto di Orlando
    • Di Scienze della Comunicazione
    • Delle tabelle delle strade della nostra città in arabo ed ebraico
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    Palermo
  • Sui doppi sensi

    Vi sarà capitato che qualcuno abbia scherzato “pesante” con voi e che per non incorrere nel vostro giusto disappunto si sia mascherato dietro un doppio senso, obbligandovi a stare al suo gioco.

    Ci sono doppi sensi sottili, arguti, altri invece da caserma, volgari: ciò dipende, oltre che dall'”eleganza” dell’argomento trattato anche dal grado di ambiguità, di indeterminatezza che si riesce a mantenere.

    Tanto più un doppio senso è indecidibile tanto più è sottile e ben riuscito.

    Il doppio senso di sicuro prevede che ci siano due interlocutori, un emittente che costruisce il suo discorso più o meno ambiguo e un destinatario a cui tocca di decifrarlo.

    Se ci riflettete, però, il doppio senso implica sempre la presenza di un terzo personaggio, uno spettatore, che, osservando la scena, in complicità con l’autore del doppio senso, se la gode divertito.

    Il vero destinatario del doppio senso, quindi, non sarebbe il secondo interlocutore bensì il complice, lo spettatore che guardando la situazione se la ride.

    La maggior parte dei film comici funziona così.

    C’è anche un problema di valori in gioco: il primo interlocutore e lo spettatore sono complici, in quanto si riconoscono sugli stessi valori la cui interpretazione, invece, mette in difficoltà o in imbarazzo il destinatario apparente.

    Se volete un esempio di questo tipo di situazione e avete pure voglia di farvi due risate, potete guardare questo video.

    Ecco questa premessa per dire che il doppio senso delle magliette di Cuffaro cerca la nostra complicità: non solo la “mafia fa schifo” ma soprattutto “La libertà è cosa nostra”.

    Siete sicuri di voler aderire all’ambiguità costruita ad arte attraverso questo tipo di comunicazione? Siete sicuri di volervi fare le due risate che l’ironia di questo messaggio propone?

    Io riesco solo a vergognarmi dei doppi sensi costruiti sulla positività della mafia, senza ambiguità combattendo la quale tanti palermitani onesti sono morti.

    Sicilia
  • Tgs StudioStadio, tv di serie A

    Devo dire che TGS StudioStadio è davvero un bel programma. Un programma in grado di competere e vincere la sfida con la programmazione nazionale, almeno a casa mia.
    Non ho i dati degli ascolti sottomano ma mi sembra che la qualità, il ritmo, lo stile del programma andrebbero proprio premiati: sono, infatti, davvero altissimi, soprattutto se messi in relazione alla qualità, spesso carente, della programmazione locale.

    Iniziamo col dire che finalmente sembra esserci uno sforzo produttivo di livello: riempire un intero teatro ogni settimana, selezionare gli ospiti secondo una precisa logica, allestire una scenografia come si deve e poter contare su una squadra di frontman così affiatata come quella che interagisce durante la partita del Palermo non è cosa da poco, anzi, mi sembra davvero rara per una trasmissione televisiva palermitana. Continua »

    Palermo
  • Gattopardi a cutiddate

    Oggi, sul Foglio, siamo finiti in prima pagina.

    Sembra che da qualche parte si senta la mancanza della famiglia, delle ammazzatine, dell’onore e forse anche della mafia.

    Sembra che un pezzo d’Italia e di mondo (riflettete anche su questo quando criticate le magliette della mafia che vanno a ruba fra i turisti), da qualche tempo, ci guardi con invidia, noi che ancora possiamo permetterci padrini come Bernardo Provenzano e che, ancora nel nostro quotidiano, possiamo assisstere alla cutiddata di Burruano in piazza a Mondello.

    Sembra che mentre noi scriviamo su Rosalio che la mafia fa schifo, un pezzo di umanità persa dietro ai relativismi dell’efficienza e delle gesellshaft ci guardi con le lacrime agli occhi.

    Assistendo al tramonto dei nostri gattopardi con il magone di chi sa di avere perso qualcosa, irrimediabilemente.

    Vi copincollo l’editoriale di oggi e apro la discussione sui commenti.
    Continua »

    Palermo
  • Metti un siciliano in Macedonia…

    Ancora trafelato e provato dalle durezze delle vacanze estive, mentre disfo le mie valigie e preparo i nuovi post per Rosalio, vi lascio questo video di un gruppo ska macedone, i Superhiks, in collaborazione con un artista che ci fa fare bella figura all’estero e che, da siciliano, prova a dare un’immagine della Sicilia diversa rispetto ai soliti stereotipi del cui impaccio qualche tempo fa si discuteva anche in questo blog.

    Il personaggio in questione è ovviamente il grande Roy Paci.

    Ben ritrovati e buona visione.

    Sicilia
  • Mafia e spazzatura

    Mafia - Made in Italy

    Tony mi chiede un parere sulle magliette della mafia, le ormai famosissime magliette della mafia.

    Dal canto mio, non posso fare a meno di interrogarmi sul legame oscuro che lega le suddette magliette all’Amia.

    Amia

    Fateci caso la grafica utilizza il medesimo font (ovvero il carattere grafico) e gli stessi colori della municipalizzata.

    Dato che “la mafia fa schifo” ed è, a quanto dice lo slogan della maglietta, “prodotta in Italia”, mi sembra giusto che ad occuparsene sia la nettezza urbana!

    Buone vacanze, io torno a settembre!

    Palermo, Sicilia
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