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e-mail: dbillitteri@gds.it

Biografia: Daniele Billitteri è nato a Palermo nel 1951. Ha cominciato a lavorare come cronista al giornale L'Ora quando aveva 19 anni. Da oltre vent'anni lavora al Giornale di Sicilia

Ha vissuto sempre a Palermo dividendo il tempo tra il lavoro, la famiglia e la cucina, sua grande passione.

A Natale del 2003 ha narrato le vicende di un Homo panormitanus e ha venduto oltre ventimila copie. L'anno dopo Femina panormitana.

Daniele Billitteri
  • Incubo d’Autore

    Troppo pane con frattaglie ieri sera. Ho la bocca impastata. Forse ho bevuto troppo vino mischiato con la Sprite o saranno state le uova sode. Certo è che mi sento come preda di una leggera sensazione di vomito. Troppi giri tra vecchie pietre, troppe chiacchiere con gli amici passeggiando sulle lastre di marmo della strada. Ricordo a malapena che, dovendo attraversare, mi ritrovai a chiamare un cieco per farmi accompagnare. Ma che egli aprì gli occhi facendomi sussultare. Un incubo. Continua »

    Palermo, Rosalio
  • Purtroppamente, buon anno

    Dice che hanno trovato a un picciotto indiano che mancava da nove mesi. Non era uno qualsiasi perché lassotto dicono che è come dire Dio che la si chiama Buddha. Là nell’India, tanto per dire, non si muore mai. Cioè si muore come in tutte le parti del mondo ma non succede che uno muore e basta oppure muore e lo mandano all’accettazione per vedere se deve andare: all’Inferno, in Paradiso o al Purgatorio. La, quando uno muore la sua anima trascloca. Arma una lapa piena di cose buone e cose tinte, e cerca un’altra casa. Che non deve essere per forza un’altra persone. Puè essere pure una cosa. Continua »

    Purtroppamente
  • Presentazione, venite

    Cari rosalii, il 14 dicembre (giovedì) alle ore 21 al “Chilometro 0”, sarà presentato il mio libro “FBAI – la collana di corallo”. Sarò felice di avervi lì. Un pezzo di cacio e un bicchiere di vino sono compresi. Vi aspetto.

    Palermo
  • In memoria di Tonio

    Si chiamava Tonio e quando arrivò a Villaciambra io avevo 11 anni e lui tre mesi. Io due gambe e lui quattro zampe. Villaciambra era una frazione di campagna dove non c’era niente. Quattro case, due piazze: Villaciambra di sopra, dove faceva capolinea il “30”, e Villaciambra di sotto dove c’era il frantoio e la Chiesa di padre Bruno che somigliava a Celentano. C’era il bar tabacchi del signor Lupo, il pollaio dei Vaglica, una microsalumeria. E basta. Poi: 250 abitanti, 300 polli, sei o sette cani di tutti e Tonio, il maiale. Continua »

    Palermo
  • Cena

    Ai tempi del pititto scurava sempre presto, pure d’estate nei giorni in cui ero immitato dal vicino di casa a Villaciambra. Enzino aveva l’età mia e aveva uno stupendo nolito: non mangiava la carne se non c’ero pure io. Così mi sacrificavo, attraversavo la via Cappello, lasciavo a casa mia madre e mia sorella a riscaldare il latte e a fare fette di pane arrostito e entravo da Enzino che già sua madre arrostiva trinche o costate che a me mi sembravano tagliate no da un vitello ma da un dinosauro. Magari dalla parte dove la coda si attacca col culo. Continua »

    Palermo
  • F.B.A.I.

    Si chiama Franco Butera Amato e l’ho infilato a viva forza in 320 pagine che raccontano una storia tutta palermitana di un investigatore tutto palermitano che col nome che porta ritiene di dovere chiamare la sua agenzia F.B.A.I., Franco Butera Amato Investigazioni. Prosopopea senza limiti, tutta palermitana. “La Collana di Corallo”, che è il sotto titolo del libro, (Sigma Edizioni, in libreria dai primi di dicembre) è un poliziesco senza sangue e senza mafia. Ci credereste? Continua »

    Palermo
  • Di nome faceva Michela

    Una volta ero a Pantelleria per un servizio. Era un fine primavera trionfante e l’isola brillava come un diamante grezzo. Avevo trascorso tutta la giornata ad andare in giro per incontrare le persone con le quali mi serviva parlare per scrivere il mio articolo e la sera asciugavo i miei sudori fisici e mentali esposto al debole Scirocco che bighellonava tra i tavolini di un bar sulla piazzetta. Serviva ai tavoli una ragazza piccolina in jeans e maglietta. Era una delle tante, tra ragazzi e ragazze, che venivano sull’Isola per i lavori stagionali cercando di coniugare lavoro e vacanze. Ma a lei non sembrava andare molto bene. Io potrei stare ore seduto a un bar a cucire addosso a chi passa una storia. Così lo feci con lei e fu facile. Continua »

    Sicilia
  • Purtroppamente (n.8)

    Io non lo so ma quando c’è l’ora legale io non mi sento tanto bene perché mi sento taliato. È come se mettessero un puntuniere davanti al portone del condomino e così Giovanni, il portiere, deve andare a buttare i sacchetti della munnizza dalle ore 18 alle ore 22 invece di farlo alle undici di mattina doppo avere passato il cannavazzo nella portineria. Mi sento con un carrubbo in macchina che quando c’è il rosso e io, automaticamente, passo mi dice: ma dove vai? Non lo vedi che c’è il rosso? Mi sento come se guardo la impolletta della luce e non posso dormire sino a quando non la vado a pagare invece di tappiarcela tanto se me la tagliano io esco il filo dal balcone del tinello e mi attacco e chi si è visto si è visto. Continua »

    Purtroppamente
  • Purtroppamente ci vuole coraggio

    Quante vasate ti vulissi dari
    puru si mi ‘ngrasciu
    Quanti cavuci ti rassi
    pi fariti catamiari
    E comu ti taliassi
    pi trasiriti ‘nta mirudda
    mentre tu ti ni futti
    ca tanto Dio perdona a tutti
    Ma non perdona a mia
    ca m’annorbu la vista
    p’un taliari la munnizza
    p’un sentiri u to feto
    e pi cantari comu un fissa
    caminannu mmenz’a via
    pigghiati stu cori, Palermo mia

    Palermo, Purtroppamente
  • Blitz ai Candelai, purtroppamente

    Stanotte i puntunieri hanno fatto un blitz ai Candelai. Sono stati controllati 23 locali e otto sono stati chiusi perchè non aveano licenza, ci mancava la carta bollata per potere infilare gli stecchini nelle olive, avevano il cesso con la carta igienica a un solo velo invece che a tre. E non vi dico niente altro perché se no diventa un articolo e io oggi sono in sciopero perchè i padroni dei giornali non ci vogliono rinnovare il contratto scaduto da quasi due anni.
    Ora io sono d’accordo che le regole sono necessarie. Che non si può correre il rischio di mangiarsi un panino e ti rifilano una porcheria oppure che non conservano la fellata come deve essere conservata. E va bene. Ma sarei curioso di parlare con quelli che hanno aperto i locali ai Candelai e farmi raccontare il calvario di richieste di licenze e permessi vari che magari restano anni nei cassetti del Comune o in Questura. Siamo sicuri che il torto sta da una parte sola? Oppure poi finisce che qualche studente fuorisede che si passava una serata a sentire un poco di musica se ne deve andare per forza a piazza Unità d’Italia a guardare i Cayenne e le Smart? Le coste le hanno controllate, ai Candelai hanno fatto il blitz. Aspettiamo. Perché se è finita qui, amici miei, purtroppamente non mi cala. Un saluto.

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.4)

    Una volta, tanti anni fa, anche a Palermo furono disegnate le corsie preferenziali. E quando si parla di “preferenza” il palermitano attisa le orecchie. Le attisa per tanti motivi ma soprattutto per uno: il tentativo immediato di rientrare nella categoria dei “preferiti” o quello di sfruttare, a preferenza appunto, cose altrimenti interdette ai più. Quelle corsie partivano da Polietama e arrivavano sino alla Statua lungo tutta via Libertà, cotromano. Erano state disegnate per fare andare più veloci gli autobus. Non vi dico. C’era gente che avrebbe pagato oro per poterci circolare, anche senza alcuna necessità. Giusto per affarmare la “preferenza”. Un mio collega che aveva una bella Fiat 131 tutta blù che pareva quella dell’assessore all’annona, giocava sull’infallibile mecanismo dell’apparenza e, verso l’una e mezzo, mentre la città impazziva, si faceva tutta la via Libertà come un qualsiasi autista del municipio che ha appena lasciato l’assesore a casa. Nessuno gli disse mai qualcosa. Eppure quelle corsie erano controllatissime, specialmente durante le prime settimane.
    E proprio una pattuglia della polizia, un giorno vide una 127 verde vomito di bambino imboccare contro senso la via Libertà contro senso dopo la “girata” di via Turati. Paletta. A bordo un palermitano cinquantino, secco come una stanga, barba di due giorni, pantaloni sciddicati, scarpe scompagnate, giacchino che gemeva “Ho visto giorni migliori”, camicia abbottonata fino al collo, capelli “alla mascagna”. Sull’auto, corno rosso regolamentare sotto lo specchietto retrovisore, calamita con foto di una seina di saittuni e la scritta “Papà non correre, pensa a noi” (ma niente foto della moglie che se no quello andava a 180…) e dietro, ciliegina sulla torta, il cane pastore di plastica accucciato con la testa che dondola. Insomma, un palermitano doc.
    “Scusi – chiesero gli agenti – ma lei che ci fa qui? Non lo sa che queste sono le corsie per gli autobus?”. Il tipo guardò gli sbirri con sincero stupore e rispose: “Ma io lavoro all’Amat…” Continua »

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.3)

    Purtroppamente ci sono cose che fanno impressione e non dovrebbero e cose che non fanno impressione e dovrebbero. E Palermo è la patria di queste contraddizioni. Sono rimasto colpito (non nel senso dell’ichis, grazie a Dio) dalla storia delle assunzioni “facili” nelle aziende municipalizzate. Giornali, telemusione, indignazioni, scandalo. E va bene: scandalizziamoci perché i concorsi sono la prima cosa e le chiamate dirette puzzano sempre di “amicizia”. Poi ho sentito che uno dei casi in discussione rigarda una settantina di assunzioni (a tempo determinato) di persone con l’incarico di fare un censimento dei tombini. Continua »

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.2)

    Purtroppamente ci sono volte che non funzionano manco i proverbi. Quando uno dice un proverbio è perché pensa che quattro parole spesso sono meglio di un discorso. Ma i proverbi spesso servono per trovare una scusa, un “ma però”, servono a giustificare, pattiare, traccheggiare. Uno ha esagerato in una reazione? “Per un cornuto, un cornuto e mezzo”. Uno zio troppo invadente con la cuginetta di 17 anni? “Cazzo (chiedo scusa) arrittato non conosce parentato”. In ogni caso i proverbi arrivano diretti dal mondo che abbiamo attorno e non c’è situazione che non ci offra il conforto di una pillola di saggezza altamente flessibile: chi va piano, va sano e va lontano? O chi dorme non piglia pesci? Dipende… Continua »

    Purtroppamente
  • E un minuto…..

    Carissimi amici, purtroppamente ho avuto qualche cosa da fare e a dicembre ve ne accorgerete se passate da qualche libreria. Ma la prossima settimana mi appresento di nuovo su questi schermi con Purtroppamente, i nuovi episodi. Ma lo sapete che nel frattempo mi sono dato pure al teatro?? Ho calcato le scene con Civiletti e Basile. Ed è un miracolo che le scene abbiano retto, essendo noi tre tutti personaggi… di peso. Arrivederci a presto

    Palermo
  • Purtroppamente

    Vicè ci lascia o quasi. Le sue lettere al carissimo fratello Salvatore si trasferiscono su “I Love Sicilia” che è un sito amico di Rosalio e pure una rivista su carta. Vicè mi ha lasciato il compito di continuare a intrattenervi così ho pensato di chiamare il mio spazio “Putroppamente” che, secondo me, dovrebbero sostituire all’avverbio “Purtroppo” nel Devoto Oli (extravergine?) e pure nella Tre Cani (come scriverebbe Vicè). Perché Purtroppamente? Perché nelle cose nostre c’è sempre poco da stare allegri ma tutto ciò può essere raccontato allegramente, Insomma: per ridere anche quando non c’è niente da ridere. Come solo noi sappiamo fare. Da quando esistiamo. E allora rieccomi…. Continua »

    Purtroppamente
  • Carissimo fratello Salvatore (n.8)

    Carissimo fratello Salvatore,
    qua da noi c’è la campagna alittorare. Cioè veramente si può dire che c’è sempre la campagna alittorale ma per ora ce n’è di più. Allora i mura si inchino di facce belle nutrite. La cosa bella è che ridono tutti. Ma che c’è di ridere? Ora, carissimo fratello, tu lo sai come la penso io e per chi voto. Se viene un amico e mi dice: sai il tale amico ha un amico che si porta, io ci dico: e il tale amico che mi da a me? Certe volte cumminamo, certe volte no allora non voto. Se, un per ipotesi, viene uno e mi dice: tu sei ancora in cassa integrazione? E io ti faccio trasiri barelliere allo spedale “Fartebenecompari” (altro che fratelli), io mi faccio il paro e lo sparo e poi lo assicuto perché certo a me non mi ha fatto trasiri nessuno in nessun posto e alla fine del mese conto sempre questi seicento leuri ca misi uno sopra all’avutru non fanno nemmeno una sottiletta fila e fondi. Continua »

    Palermo
  • Carissimo fratello Salvatore (n.7)

    Carissimo fratello Salvatore,
    tu lo sai quanto voglio bene a tua cognata Rosetta e che ci porto rispetto anche se ogni tanto la sbattissi mura mura per quanto ci ammatapolla tutta la minchia. Ma tutti i mugghieri sono così e non mi lamento. Ma, con rispetto parlando, culi in mezzo alla via non ne guardo. Ch’è fratello, già ti stai preoccupando che io e tua cognata ci lasciamo e lei scoppa a Niù Iorc con Desirè e Geiar? No non ti porcupare. Ti dico questo per fare un altro discorso. L’altra volta sono andato a parlare coi maestre di Desirè che va al Turismo. Per la cronaca ho scoperto che Desirè va bene sono nello Ngrisi perché ogni estate viene da voi. Il resto è scecca ma proprio scecca. Non ne vuole manco nel brodo e ci passa la vita al telefonino a organizzarsi con le amiche. E va bene, l’importante è che io a scuola ce la mando, che ci compro i libra e che non ce la faccio andare in mutande (ma pure quello: l’altra volta Rosetta mi ha detto che ha speso cento leuri per tre paia di mutande e tanga ma io tanghe casa casa non ne ho viste: solo cati e vacili). Continua »

    Palermo
  • Carissimo fratello Salvatore (n.6)

    Carissimo fratello Salvatore,
    qua siamo tutti malati. In primis perché c’è un freddo che cadono uccelli morti. Minchia fratello, non fare le solite battute che uccidi un uomo morto…. A monte Cuccio c’è la neve e qua tutti i palermitani hanno il cervello findus che ce lo conserviamo per quando aggiorna il tempo. Naturalmente, a parte io, qui sono tutti allittichiati: Rosetta ogni sera si mente davanti al vacile con la manta è si fa il vicsvapurum perché ha il naso chiuso. Desirè ha 39 di febbre e Geiar ha la peri artrite ma non lo capisco perché dice che ci fa male la spalla. Ma allora che c’entrano i piedi? E comunque non era di questa malatia che ti volevo parlare. Lo sai come sono io: ogni cosa che mi succede o che vedo io poi ci penso perché uno deve pensare sempre perché se no uno poi finisce che ci regala la testa agli altri. Continua »

    Palermo
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